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Cos’è la radicolopatia
Quando parliamo di radicolopatia, cosa si intende veramente?
La radicolopatia è una condizione meccanica, compressiva oppure metabolica che ha determinato una sofferenza a carico delle radici nervose a livello della schiena o del collo.
Questa compressione genera quindi un’alterazione della conduzione nervosa di tutto il territorio coinvolto da quel nervo e il paziente percepirà una determinata sintomatologia proprio in tutto quel distretto.
Questa situazione è molto più frequente di quello che si pensa e rappresenta una delle cause maggiori di mal di schiena o cervicalgia che costringe moltissime persone ad assentarsi dal luogo di lavoro e sono una delle cause maggiori di disabilità temporanea e non dell’era moderna. Le zone più colpite sono la zona lombare (radicolopatia lombare) oppure la cervicale (radicolopatia cervicale).
Cause della radicolopatia
Vediamo ora quali sono le cause più comuni che possono indurre una radicolopatia.
- Problematiche discali (ernie o protrusioni)
- Disfunzioni vertebrali
- artrite Reumatoide
- Infezioni
- Tumori
- Presenza di osteofita (una sorta di sperone osseo)
- Scoliosi
- Ispessimento dei legamenti vicini
- Traumi della colonna
Problematiche discali
Sicuramente queste sono le cause più comuni che portano ad una sofferenza della radice nervosa.
Quando il disco fuoriesce dalla propria posizione e va a modificare la sua struttura, collassa la sua parte centrale (è il caso dell’ernia con la fuoriuscita del nucleo polposo centrale); questo può andare a comprimere la radice nervosa adiacente. Questa fuoriuscita del disco infatti tende a migrare non solo verso le meningi e verso il midollo, ma anche verso la radice nervosa; questa subisce una pressione che determina una sintomatologia specifica che poi andremo a vedere nella sezione dei sintomi radicolopatia.
Le discopatie che creano una radicolopatia sono molto frequenti in quanto rappresentano fortunatamente la condizione più comune in questo genere di disturbi. C’è da precisare però che non è detto che ogni ernia o protrusione può evocare una radicolopatia; come è ormai dimostrato a livello scientifico non è detto che ogni discopatia genera una sofferenza del nervo, in quanto molto spesso sono completamente asintomatiche senza avere mai sintomi.
Quando si parla di irritazione dei nervi a carico dei nervi cervicali potremo avere una condizione di cervicobrachialgia (se vengono contemplati anche gli arti superiori) oppure, se invece coinvolti i nervi a livello della gamba, una sciatalgia in quanto c’è una compressione del nervo sciatico oppure di una cruralgia (dolore anteriore alla coscia).
Fondamentale quindi è una corretta valutazione per vedere se il problema è attribuibile all’ernia o ad altre situazioni che mimano la sua sintomatologia.
Disfunzioni Vertebrali
Quando si pensa ad una disfunzione, si pensa spesso a dei muscoli che possono entrare in disturbo e che danno problemi. Questi problemi possono riguardare anche le vertebre che possono andare a bloccarsi in una posizione e generare fastidi.
Che cosa succede quindi?
Succede che inizialmente il paziente ha un sintomatologia dolorosa, magari poi nel corso del tempo questa sensazione scompare ma la disfunzione rimane; questo quindi determina una dinamica delle vertebre alterata con conseguente errato movimento posturale dell’individuo. Nel lungo periodo però, questa serie di adattamenti indotti dal primo evento, possono portare ad una degenerazione posturale con conseguente irritazione della radice nervosa.
Il disco intervertebrale segue la dinamica della vertebra, andando quindi in questo modo a creare un continuo stress a livello del nucleo polposo (il centro gelatinoso del disco). Questo piano piano, può andare a rompere le strutture che lo delimitano e creare una radicolopatia.
Questa condizione di blocco vertebrale inoltre può indurre anche una serie di patologie a livello organico e che riguardano i vari organi a livello addominale e toracico: il segnale nervoso che proviene a livello della radice ha una parte che si reca anche ad innervare i vari organi. Nel caso di disfunzione a carico delle vertebre, si potrà avere una patologia che coinvolge quel viscere associato.
Artrite Reumatoide
Questa condizione a carattere autoimmune è una patologia che spesso coinvolge le articolazioni del rachide cervicale e può generare, nel corso del tempo, anche della radicolopatie. Sì perchè una caratteristica specifica di questa malattia è la formazione di un’infiammazione della capsula sinoviale a livello delle faccette articolari: se questa flogosi genera anche una situazione di edema e di rigonfiamento, non è raro che si assista ad una compressione e ad una serie di disturbi causati proprio dalla radice nervosa che è irritata. Ovviamente questa è una situazione che capita soprattutto nei casi particolarmente gravi e che portano appresso tutta una serie di disturbi proprio dell’artrite reumatoide.
Infezioni
Anche le infezioni purtroppo possono portare ad un quadro di radicolopatia e possono coinvolgere i vari livelli di nervo spinale. Infatti infezioni a causa di Herpes Zooster, sifilide, Istoplasmosi e malattia di Lyme possono dare un determinato quadro di radicolite; questa situazione la radice nervosa e tutto il suo percorso di innervazione, arrivando fino alla fine del braccio o degli arti inferiori.
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Tumori
Fortunatamente sono condizioni veramente molto rare ma che comunque meritano di entrare nelle varie cause della radicolopatia. Se è presente un tumore con metastasi nella zona, inizialmente possono esser confuse con una radicolopatia. Durante la valutazione e con un esame radiologico adeguato, si potrà vedere loro vera natura, necessitando quindi di un trattamento medico ben più accurato.
Presenza di Osteofiti
Veniamo ora a questi fastidiosi osteofiti che, sopratutto nel collo, possono evocare una vera e propria radicolopatia cervicale irritando i nervi che si dirigono verso l’arto superiore. Questa sorta di neoformazioni che si vengono a creare insieme ad un quadro molto spesso di artrosi cervicale possono andare a crearsi proprio in zona a livello dei forami di coniugazione (cioè quel punto da cui fuoriescono dal midollo i nervi spinali) e quindi irritare la zona andando a creare quella che può essere rappresentata da una radicolite cervicale.
Infatti questi osteofiti si formano diciamo a cavallo da una vertebra e l’altra; se si crea infiammazione o ingrandimento dei suddetti, questi possono evocare un fastidio molto intenso e dare una irritazione radicolare.
É bene sempre andare ad analizzare l’eventuale presenza di queste neoformazioni in quanto possono essere dannose non solo per i nervi come abbiamo detto ma anche per i vasi arteriosi andando a creare delle vertigini da cervicale oppure degli sbandamenti veri e propri.
Scoliosi
La scoliosi è una condizione di deviazione dell’asse longitudinale della colonna e può accompagnarsi anche ad una disfunzione in rotazione delle vertebre (in quel caso si parlerà di rotoscoliosi).
Questa deviazione è una situazione che coinvolge tutte le vertebre e si può avere una deformità che coinvolge solo le vertebre lombari (scoliosi lombare), solo le vertebre toraciche (scoliosi toracica), la zona compresa tra zona lombare e toracica (scoliosi toraco-lombare) e quella combinata detta anche a “S italica” cioè che coinvolge tutta la colonna e disegna una S allungata.Si generano quindi delle forze di taglio e delle compressioni anomale sulle vertebre; questo quindi induce, nel corso del tempo, a determinare lesioni ai dischi con ernie discali e protrusioni varie che irritano le radici spinali.
Intervenire in maniera repentina e decisa aiuta a ridurre eventuali effetti negativi nel tempo e recuperare in poco tempo.
Ispessimento dei legamenti vicini
Ci si dimentica a volte del ruolo importante che viene eseguito dai vari legamenti a carico della colonna. Questi non solo danno stabilità e limitano i movimenti eccessivi, ma hanno un ruolo di informazione posizionale dei tessuti e dei segmenti corporei.
Nei casi di ispessimento dei legamenti circostanti che si trovano nella colonna (legamento giallo, legamento interspinoso, legamento intertrasversario, legamento longitudinale posteriore e anteriore) si possono creare quindi una serie di alterazioni che ne cambiano la meccanica; questo si traduce con le vertebre che si muovono in maniera anomala generando radicoliti e sofferenze.
Traumi o frattura
Dobbiamo menzionare all’interno delle cause che possono portare ad una radicolopatia anche le lesioni ossee che possono occorrere all’individuo durante la vita. Infatti sia che la causa possa essere un trauma oppure una frattura da osteoporosi è bene sempre ricordare come un alterato rimaneggiamento osseo dopo una lesione può portare all’irritazione dei nervi spinali non solo per l’edema che si viene a creare nella zona e intorno all’osso, ma anche per la contrazione muscolare che induce uno stress alle radici nervose.
Sintomi della radicolopatia
Vari e di differente intensità sono i sintomi di una radicolite, i quali sono:
- Dolore irradiato (o dolore al braccio oppure dolore alla gamba)
- Formicolio
- Alterazione della sensibilità
- Scosse elettriche
- Alterazione dei riflessi osteotendinei
- Impotenza funzionale o muscolare
- Deficit neurologici
- Difficoltà a Dormire
Dolore irradiato
Questo è probabilmente il sintomo che più è presente nei pazienti e che fa preoccupare di più. L’intensità di questo dolore è veramente molto alta, con una quasi impossibilità a dormire la notte e con un dolore acuto a tratti veramente insopportabile.
Questa condizione infatti perdura soprattutto nella fase acuta, se non viene fatta un’adeguata fisioterapia con uno specialista (come il sottoscritto che si trova a Roma). Il dolore è esacerbato da un qualsiasi movimento del collo, soprattutto nel movimento di estensione (portare indietro la nuca) il quale irrita ancora di più la radice nervosa. Il paziente infatti faticherà a riposare durante la notte in quanto ogni posizione risulterà scomoda ed evocativa del fastidio.
Ricordiamo inoltre che questo dolore non si andrà a localizzare solamente a livello del rachide (cervicale o lombare più frequentemente) ma correrà giù lungo il decorso del nervo andando ad arrivare fino alla punta del piede o della mano. Questo tipo di sintomatologia algica verrà percepita in vari modi dal paziente: una sensazione di bruciore, qualcosa che tira lungo la muscolatura oppure una sensazione di pugnale nella schiena.
Fortunatamente una radicolopatia toracica è piuttosto rara in quanto se ci fosse una problematica legata al rachide dorsale avremo sicuramente anche una dorsalgia ma anche un dolore irradiato verso i visceri con disturbi anche nella digestione e nelle funzioni organiche.
Possono volerci molti giorni di dolore e sofferenza prima di vedere la luce, se non si affronta con la fisioterapia adeguata.
Problematiche neurologiche
Formicolio
Avete presente quella sgradevole sensazione di avere decine di piccole formiche che vi camminano lungo la pelle?
Ecco, questa è la sensazione che si avverte quando il paziente presenta una radicolopatia: infatti poichè il sistema nervoso a livello periferico si relaziona e invia i segnali attraverso stimoli elettrici, quando è presente un qualche tipo di irritazione a carico del nervo questo ha una anomala conduzione elettrica e quindi il paziente percepisce questo disturbo con una sensazione che ovviamente non è quella normale e che risulta essere molto irritante. Ricordiamo come questa condizione è un fattore molto importante da valutare; durante il trattamento mirato alla radicolopatia, deve essere sempre osservato come elemento che cambia nella persona.
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Purtroppo si assiste sempre più a pazienti che vanno in alcuni centri e, dopo aver fatto una serie di elettromedicali, hanno un aggravamento del formicolio. Questo avviene perchè ovviamente, se c’è una irritazione nervosa e si richiama liquido nella zona, aumenta la compressione e peggiora il disagio del paziente.
Alterazione della sensibilità
In questi casi si parlerà o di parestesia (alterazione della sensibilità in generale) oppure addirittura, nei casi di lungo corso, anche ad una ipoestesia cioè una riduzione della sensibilità (nei casi peggiori si avrà una anestesia).
Questa condizione avviene nello stessa modalità per la quale avvengono i formicolii: se c’è una compressione sulla radice nervosa, i segnali provenienti dalla periferia sono ridotti oppure inibiti; il cervello quindi non riesce a percepire normale quella situazione e non elabora il segnale correttamente.
Ricordo benissimo quella mia paziente di qualche anno fa che giunse da me dicendomi “Daniel, non ho dolore, ma è un periodo che non riesco ad avere un tatto come prima. Non percepisco più bene le temperature e mi sembra come di avere le mani di cartone.”
Rimasi colpito e suggerii di eseguire una indagine radiologica; questa mostrò un’ernia espulsa che comprimeva la radice. La compressione però non era completa, bensì solamente della parte che portava la sensibilità. Fu un caso molto particolare che poi riusciì a risolvere in maniera ottimale con un recupero della sensibilità periferica.
Con una radicolopatia si può avere una differenza di sensibilità oppure una serie di alterazioni sensoriali (incapacità a percepire la pressione oppure la vibrazione o il caldo-freddo); il paziente si allarma perchè non sa come risolvere questo tipo di problema.
Quando si ha per esempio una radicolite lombare (infiammazione della radice nervosa) può esserci un quadro di parestesie oppure di ipoestesie; ma cosa sono?
Si parla infatti di ipoestesia nel momento in cui c’è una diminuzione della sensibilità in una determinata area corporea agli stimoli tattili, vibratori, dolorifici e termici che fanno quindi percepire meno la sensibilità cutanea e profonda nella zona.
Si parlerà invece di parestesie quando il distretto corporeo viene percepito in maniera diversa dal normale. Un esempio sono le mani che si addormentano.
Scosse elettriche
Anche le scosse elettriche sono da annoverare nelle parestesie; infatti accade che il paziente percepisca lungo tutto il percorso del nervo delle scosse elettriche che vengono esacerbate con o senza movimenti.
I segnali nervosi viaggiano con correnti elettriche e permettono il dialogo con i muscoli e le zone sensoriali.
Se però c’è una perturbazione che grava sulla radice nervosa generando una radicolopatia è possibile che questo segnale sia interpretato male. Il paziente, quindi, percepirà una serie di scosse elettriche come quando si prende la scossa elettrica forte.
Alterazione dei riflessi osteotendinei
In sede di valutazione è fondamentale andare ad analizzare come vanno i riflessi osteotendinei, cioè quei test che permettono di andare ad analizzare la risposta midollare e il circuito di trasmissione neuronale che va dal midollo spinale, i nervi e i tendini (o del braccio o della gamba). Quì è fondamentale capire che un circuito normale dà una risposta normale di riflessi (un esempio è il riflesso rotuleo che, dopo una stimolazione con un martelletto sul tendine, produce una estensione del ginocchio attraverso una contrazione involontaria del muscolo quadricipite). Nei casi di radicolopatia troviamo una condizione di iporiflessia cioè una diminuzione della risposta evocativa muscolare a seguito del test osteotendineo: questo avviene in quanto essendoci una disfunzione che coinvolge il circuito di azione del neurone (chiamato arco riflesso) questo risulta essere rallentato oppure assente (Segno quindi molto importante da valutare).
Se il meccanismo che altera questa condizione viene protratto per molto tempo si potrà avere invece una condizione opposta cioè di iperriflessia in quanto viene a mancare l’attività inibitoria da parte del cervello e prevale l’azione eccitatoria del midollo spinale.
Impotenza funzionale o muscolare
Molto spesso vedo medici o fisioterapisti che non valutano minimamente ciò che il paziente può o riesce a fare in presenza di una qualche radicolopatia e questo è un male perchè è sempre importante valutare se il paziente presenta un qualche deficit motori o, ancor peggio, nel reclutamento muscolare.
Questi aspetti sono importanti innanzitutto perchè il paziente che giunge all’interno del mio studio a Roma generalmente già sa che ha un qualche dolore e un qualche problema a fare un determinato movimento, ma spesso non riesce a unire i vari punti del quadro generale.
Quando si parla appunto di una qualche infiammazione che coinvolge o il rachide cervicale (radicolopatie cervicali) oppure la parte lombare (radicolopatie lombari) spesso c’è anche un deficit nell’esecuzione del movimento sia perchè si vuole proteggere la struttura da qualche possibile perturbazione ma anche perchè il nervo in uscita dalla schiena è in sofferenza e non riesce a far eseguire alla parte muscolare ciò che viene richiesto. Questo a livello clinico e di valutazione è un concetto molto importante in quanto è fondamentale andare a vedere se, a causa del problema, è stato intaccato anche il reclutamento muscolare oppure no.
Proprio la parte muscolare invece è importante che non vada in sofferenza e che non lamenti un qualche tipo di sofferenza, in quanto le conseguenze di questa disfunzione possono essere molto serie e non guaribili; se il muscolo riceve un errato segnale dal nervo, non riuscirà ad avere un corretto modus di contrazione con conseguente riduzione del tono e del volume muscolare e, conseguentemente, una impotenza funzionale.
Deficit neurologici
Quando compaiono sintomi neurologici veri e propri vuol dire che la situazione è ormai molto seria e necessita di un rapido intervento.
Certi sintomi infatti possono essere recuperati anche in breve tempo se affrontati in maniera seria; nei casi invece di deficit neurologici conclamati è bene allarmarsi e decidere bene il percorso terapeutico migliore da intraprendere. Se durante la valutazione fisioterapica riscontro che ci sono una serie di deficit che coinvolgono il sistema nervoso sicuramente la mia mente va ad indagare con una serie di test specifici la condizione dei nervi a livello della schiena. Quì ovviamente, nel caso siano presenti deficit neurologici, è bene ricordare che si è in una fase già avanzata e non nei primi giorni dall’evento: questo ovviamente fa capire come un intervento mirato e tempestivo permette quindi di risolvere e intervenire efficacemente ed evitare delle complicazioni poi assai ardue da recuperare.
Per deficit neurologici parliamo proprio di interruzione ormai cronica della sensibilità, oppure di incapacità a muovere una articolazione (il segnale viene inviato dal cervello ma il distretto non riesce a fare quello che viene comandato) oppure turbe che coinvolgono il sistema vascolare e linfatico (anch’esso riceve informazioni dai nervi della schiena).
La radicolopatia può coinvolgere anche il distretto sacrale con conseguente disfunzione al controllo della vescica e del contenimento fecale.
Difficoltà a Dormire
C’è tanta difficoltà durante la notte a dormire (soprattutto nei casi di disturbi cervicali). Questo avviene in quanto sia per trattamento farmacologico a base steroidea (la quale modifica il ciclo sonno veglia) ma anche per l’aumento della sintomatologia durante la notte che rende impossibile avere un corretto sonno. Importante a questo punto anche scegliere come dormire bene ed è per questo che ho scritto una guida su come dormire con la cervicale e come dormire con il mal di schiena.
Come si diagnostica una compressione delle radici?
Sicuramente è molto importante sapere tutti i meccanismi e la cura per questo dolore neuropatico, però è importante capire anche come eseguire una corretta valutazione e diagnosi della compressione radicolare.
Infatti in questo genere di problematica, oltre ovviamente ad un attento esame valutativo e con dei test specifici, risulta particolarmente importante l’esecuzione di una risonanza magnetica.
Infatti se si avrà una compressione meccanica delle radici spinali del collo si suggerirà di eseguire una risonanza prevalentemente cervicale; stessa cosa se si avrà un dolore dalla schiena verso le gamba si farà fare una risonanza lombare.
Questo esame non comporta l’esposizione di radiazioni ed è fondamentale per capire lo stato di salute dei tessuti molli e capire se c’è un nervo compresso.
Cura per la radicolopatia
Veniamo ora a parlare della cura di questa condizione, sia che essa sia a livello cervicale oppure a livello della zona finale della schiena, cioè la radicolopatia lombosacrale. Infatti è bene distinguere due tipologie di approccio terapeutico per questo genere di condizione e che vanno considerate ovviamente da caso a caso.
Trattamento chirurgico
La terapia chirurgica deve essere contemplato solamente come ultima spiaggia e dopo aver provato tutta la fisioterapia specifica. Si è visto come ormai i risultati terapeutici dell’intervento chirurgico siano inferiori al trattamento fisioterapico adeguato; in più nel trattamento chirurgico c’è anche il rischio operatorio.
Tranne che per un tumore che necessita di un intervento rapido, generalmente la chirurgia è spesso sconsigliata in questi pazienti; in quanto può essere affrontato e superato egregiamente con una fisioterapia adeguata.
Abbiamo detto come la causa più frequente in pazienti che presentano una radicolite acuta sia una compressione a livello della radice nervosa o di disfunzioni legate al disco intervertebrale; possono esserci anche delle problematiche alla struttura ossea e biomeccanica delle vertebre; questo infatti fa capire molto bene come andare ad aprire chirurgicamente il paziente per andare a rimuovere l’eventuale pezzetto di disco che irrita il nervo sia un qualcosa sconsigliabile se non si è provato con altre terapie. Sì perchè il chirurgo nell’operare il paziente innanzitutto crea una ferita chirurgica che può andare facilmente incontro ad una lesione come il cheloide ma anche esporre il paziente ad un rischio infettivo con una infezione del disco (si parlerà di spondilodiscite).
Oltre al suddetto rischio infettivo, veniamo ora a ciò che viene fatto in questo genere di intervento cioè la rimozione della componente discale che irrita la struttura: questo tipo di approccio, che ai molti può sembrare efficace, in realtà crea alcuni problemi in quanto quella struttura, avendo quindi una minor superficie con cui esegue le attività di ammortizzazione degli urti e nella distribuzione delle forze, genera una grave instabilità con conseguente ricaduta dell’evento erniario e con un rischio di alterazione biomeccanica delle varie vertebre.
Per l’instabilità vertebrale che si crea generalmente viene applicato anche un blocco con placche e viti. Queste praticamente immobilizzano la vertebra rendendo quindi impossibile qualsiasi movimento sulle sue superfici articolari; ciò che avviene è quindi un sovraccarico sulle altre strutture vicine che andranno a deteriorarsi prima e peggio.
In ultimo, non per importanza, il rischio chirurgico in caso di errore da parte del chirurgo; questo infatti inavvertitamente può andare a lesionare il nervo richiedendo quindi un ulteriore intervento operatorio.
Come vedete quindi l’approccio terapeutico in maniera chirurgica è qualcosa che deve esser considerato solamente come ultimissima possibilità dopo l’insuccesso terapeutico delle tecniche conservative.
Trattamento conservativo e cura per la radicolopatia
Veniamo ora a parlare di cosa si può fare in caso di radicolopatia e come è necessario approcciarsi in questo genere di condizione.
In prima istanza è importantissimo eseguire una valutazione fisioterapica con uno specialista come me per inquadrare il problema e valutare insieme come è bene approcciarsi in questo genere di casi. Sì perchè molto spesso si pensa che il trattamento per una persona con una irritazione della radice nervosa è uguale per tutti. Non è detto che i vari trattamenti vadano bene sempre a tutte le persone, bisogna individualizzare sempre l’approccio terapeutico.
Quando parliamo infatti di trattamento conservativo si intende un approccio dolce ma risolutivo che permette al paziente di recuperare dai vari sintomi già manifestati; deve essere interpretato come un percorso che deve essere affrontato con serietà dal paziente,il quale risolverà il problema senza ricorrere al trattamento chirurgico.
Come ormai mostrato a livello scientifico ed internazionale, il trattamento conservativo è assai più indicato nella risoluzione di pazienti con problematiche legate alle radici nervose. Oltre ad essere comprovato, fondamentale è la partecipazione attiva del paziente durante tutto il percorso terapeutico per poter guarire.
Tecniche per la cura della radicolopatia
Ma veniamo ora ai tipi di approccio terapeutico e alla sequenza d’intervento che deve essere attuato nei vari pazienti con radicolopatia:
- Valutazione funzionale: Valutare bene l’assetto corporeo, se sono presenti aree di alterazione neurologica oppure di iperattivazione muscolare è importante per poter inquadrare bene il percorso terapeutico e personalizzare il più possibile il trattamento fisioterapico.
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Trattamento manipolativo: Come ormai constatato a livello dei più importanti portali di medicina internazionale, nei casi di disturbi della colonna e ai suoi nervi spinali il trattamento manipolativo delle varie vertebre può portare ad un grande beneficio nel breve e nel lungo termine. Infatti attraverso l’impulso di “scrocchiare” il collo è possibile interrompere il meccanismo di dolore cronico e indurre un rilasciamento muscolare e dolorifico nel paziente. Ricordiamo come la manipolazione vertebrale risulta essere un valido ma soprattutto sicuro approccio terapeutico; questo è dimostrato dal fatto che il rischio di peggiorare una eventuale problematica discale è di 1 una possibilità su 3,7 milioni.
Inoltre attraverso questa manovra la componente idrica nel distretto migliora e quindi favorisce il recupero dalla discopatia. Ci tengo a precisare che questa tipologia di manovra è assolutamente simile a quella che viene utilizzata quando si esegue un trattamento da un chiropratico in quanto le manipolazioni vertebrali hanno una loro dinamica e quindi non sono di esclusiva pertinenza osteopatica oppure chiropratica. - Trattamento osteopatico secondo tecnica di Strain Counterstrain: Questa tecnica viene dal mondo osteopatico americano ed è una delle tecniche più forti nel panorama riabilitativo. Si basa sul concetto di trattamento indiretto, cioè attraverso il posizionamento del segmento o del muscolo in massimo accorciamento in direzione della disfunzione; con un mantenimento di 90 secondi nella posizione, si crea una serie di effetti neurologici e fisiologici in cui il distretto trattato viene completamente resettato; inoltre c’è una rapida scomparsa del problema avendo agito alla radice del problema. Questo effetto si ha in tutti i segmenti corporei e ha la capacità di migliorare istantaneamente la sintomatologia del paziente il quale inoltre non avverte alcun tipo di dolore durante il trattamento.
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Fibrolisi meccanica: Nel caso in cui invece sia necessario eseguire un rilascio segmentale della muscolatura, questa tecnica viene in soccorso in maniera eccezionale. Sì perchè attraverso un lavoro sul tessuto connettivo e sulle fibre muscolari, è possibile andare a trattare tutte quelle disfunzioni muscolari collegate ad una radicolopatia.
Le quali fanno sentire al paziente molto dolore e molto fastidio. La precisione di questa tecnica è qualcosa di estremamente importante e rappresenta una eccellenza nel trattamento delle problematiche muscolari e connettivali. - Tecnica Mulligan: La grandissima esperienza della tecnica Mulligan trova riscontro in una serie di patologie e, a proposito delle radicolopatie, queste trovano grande aiuto nell’attuazione di una tecnica articolare. Attraverso un riposizionamento completamente asintomatico per il paziente delle superfici articolari, avviene che il paziente non avverte più alcun tipo di fastidio. Questo avviene in quanto le varie articolazioni coinvolte e che irritano la radice nervosa vengono ad esser posizionate nella maniera fisiologica; poichè è una tecnica complessa, per poterla applicare è necessario un’adeguata formazione specifica (sono un terapista certificato Mulligan).
- Rieducazione posturale Mezieres: Nei casi in cui il paziente abbia una qualche discopatia, questa tecnica è sicuramente una delle più indicate per andare proprio a correggere tutte le disfunzioni posturali e liberare al meglio la radice nervosa.
Questa tecnica infatti, attraverso il mantenimento di alcune posture e con una respirazione adeguata, favorisce un allungamento della muscolatura “dalla testa ai piedi” in senso letterale.
Inoltre aiuta anche perchè esegue una vera e propria decoattazione delle varie vertebre e quindi riduce l’irritazione della radice nervosa. É una delle tecniche più importanti e più utilizzate all’interno del mio studio in quanto permette un vero e proprio cambiamento posturale; l’individuo infatti tende ad avere un assetto corporeo idoneo e non più peggiorativo verso i nervi spinali. - Massaggio: In ambito riabilitativo anche il massaggio acquisisce un’importante svolta e terapia per il paziente. Cosa importante però è eseguire non solo bene la tecnica massoterapica, ma anche capire bene quale è il distretto migliore da andare a trattare. Bisogna sempre valutare se il paziente necessita solo di sciogliere oppure necessita di altro.
Comunque il massaggio terapeutico fisioterapico è comunque una buona arma che si può applicare verso il paziente, anche in preparazione ad altre tecniche più complete. - Taping Neuromuscolare: seppur in maniera indiretta, anche l’utilizzo di questi cerotti elastici può aiutare il recupero nel trattamento da una forma di infortunio alla colonna. Negli anni ho cambiato la modalità di applicazione sfruttando la tensione elastica del cerotto.
Questo favorisce una integrazione cerebrale seguendo le linee di forza che aiutano il paziente a sistemare il suo problema. -
Pompage Cervicale: nel caso in cui si parla di radicolopatia cervicale, il pompage cervicale sicuramente è uno strumento valido per allentare la tensione sul distretto.
Attraverso il mantenimento in allungamento del rachide cervicale, è possibile indurre un miglioramento significativo sul tratto; questo avviene in quanto la radice nervosa che è compressa riceve uno stimolo di rilassamento e di minor irritazione/compressione.Il tutto induce il paziente a sentirsi molto meglio e ad avere una minor sofferenza a carico del collo.