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Ossa del piede
Prima di iniziare a parlare di cosa può portare ad un dolore al piede è bene chiarire ed eseguire un rapido accenno sulle ossa che compongono il piede con le sue articolazioni e lo scheletro.
Partiamo con il dire che spesso viene compresa all’interno della categoria del piede l’articolazione della caviglia: questa articolazione diciamo mette in collegamento il resto del corpo con il piede vero e proprio, rendendo possibile sia il passo che il trasferimento del peso corporeo verso le ossa del piede.
Rapporto tra tibia e perone:
Comprendendo quindi anche la caviglia dobbiamo menzionare innanzitutto la correlazione di movimento e di rapporti tra la parte finale della Tibia con il perone: in queste due ossa in realtà non c’è proprio un vero rapporto articolare bensì un collegamento legamentoso e interosseo.
Articolazione Tibio-Astragalica:
è l’articolazione della caviglia e comprende come ossa la parte terminale della Tibia e l’Astragalo. Quest’ultimo è molto importante perchè ha la capacità di trasmettere il peso del corpo sul piede ed è formato da una parte anteriore (detta Testa) con una forma rotonda, una parte centrale (corpo) cubica e la parte del collo a forma di cilindro. In questa articolazione sono possibili sono i movimenti di flessione ed estensione (la lateralità è limitata dai due malleoli).
Articolazione Astragalo-Calcaneare:
come è possibile vedere nell’immagine quà sopra, l’astragalo si articola inferiormente con il calcagno, un osso la cui conformazione determina la stabilizzazione e la sopportazione di tutto il corpo. Grazie a questa articolazione assieme al movimento combinato delle restanti ossa tarsali è possibile il movimento di lateralità della caviglia (cioè l’inversione e l’eversione del piede).
Navicolare:
Proseguendo verso l’avanti l’astragalo si articola con la sua testa con la faccia posteriore dell’osso Navicolare formando l’articolazione astragalo-navicolare.
Cuboide:
A sua volta anche il calcagno si articola anteriormente con un osso di forma cuboidea chiamato appunto Cuboide
Il Cuboide successivamente si articola con le 3 ossa cuneiformi (mediale, intermedio e laterale) cioè tre ossa affiancate.
Cuneiforme:
Il Cuneiforme mediale è posto tra l’osso navicolare posteriormente e la base del primo osso metatarsale;
il cuneiforme intermedio si trova tra il navicolare posteriormente e anteriormente con la base del II osso metatarsale;
il cuneiforme laterale invece si articola posteriormente con il navicolare e anteriormente con il terzo metatarsale, lateralmente con il cuboide.
Ossa metatarsali
Come già detto, esistono inoltre le Ossa metatarsali (sono 5) cioè delle ossa lunghe che presentano un corpo e due estremità (prossimale detta base e distale chiamata testa); ricordiamo che le prime tre si articolano con le tre ossa cuneiformi mentre le ultime due con l’osso cuboide.
Falangi
Le falangi invece costituiscono lo scheletro delle dita del piede, dove queste sono composte da 3 falangi ognuno tranne l’alluce che ha solo due falangi.
Le cause
Quando si parla di un dolore al piede è bene sempre ricordare, dopo aver fatto un accenno di anatomia ossea del piede, che all’interno di questo ci sono numerose strutture nervose, vascolari, tendinee e muscolari che possono generare un dolore al piede e che possono portare ad avere anche una grave disabilità.
Le cause che possono portare ad avere questo fastidio al piede sono varie e vanno contestualizzate in base alla conformazione del soggetto.
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Ricordiamoci sempre che quando si parla di piede parliamo di una struttura che sopporta continuamente il peso del corpo e che ci permette non solo di restare in piedi, ma di mantenere un equilibrio nonostante siano presenti nella natura numerose forze (es. la gravità) che incidono nella nostra vita quotidiana.
Di solito le cause del dolore al piede sono:
- Alluce valgo
- Fascite plantare
- Vesciche
- Verruche
- Distorsioni e stiramenti
- Unghie incarnite
Il dolore al piede quindi va diagnosticato in tempo e serve subito metterci mano sia a livello fisioterapico sia a livello medico-chirurgico, in quanto possono poi subentrare delle alterazioni strutturali e dei compensi che si stabiliscono generando poi patologie associate.
Zona del dolore
Innanzitutto è bene fare una distinzione del piede in base alla zona e in base all’eziologia del dolore:
- Cause derivanti da un trauma/frattura
- Derivante da alterazione posturale che incide su alcune strutture rispetto ad altre
- Dolore che interessa il compartimento tendineo del piede (tendinite al piede)
- Origine neuro-vascolare
- Patologie che incidono sulla funzionalità sensitiva e motoria generando un informazione dolorifica al piede
- Zona Pianta del piede
- Zona Collo del piede
- Dolore che coinvolge le dita dei piedi
Andremo quindi ad analizzare ogni causa che può generare un dolore al piede entrando nello specifico fornendo per ogni condizione un adeguato supporto e informazione su come combattere questa condizione.
Trauma al piede
Spesso si sente di persone che svolgendo un’attività sportiva o durante un brusco movimento hanno subito un trauma al piede o alla caviglia: Questo tipo di incidente coinvolge una fascia d’età molto ampia in quanto anche gli incidenti domestici sono una causa di questo tipo di problematiche.
Caviglia
Nel caso in cui il trauma al piede coinvolga strettamente il compartimento della caviglia, è necessario andare ad analizzare innanzitutto la presenza o meno di una frattura, che spesso coinvolge il compartimento laterale (malleoli).
Dopo aver analizzato con un RX il compartimento osseo, è bene valutare la presenza di un danno ai legamenti che stabilizzano la caviglia e vedere se anche la capsula articolare (una sorta di manicotto fibroso che avvolge l’articolazione) ha subito un danno.
In base alla condizione si dovrà eseguire una visita da un medico ortopedico che saprà indicare se serve un’immobilizzazione della caviglia oppure se basta solamente un’assenza di carico per qualche giorno.
Astralago e Calcagno
Quando il trauma invece coinvolge l’astragalo o il calcagno, l’approccio che va monitorato deve essere più accurato in quanto questo tipo di strutture hanno una vascolarizzazione più periferica e, nel caso dell’astragalo per esempio, hanno una vascolarizzazione terminale.
Questo vuol dire che nel caso ci sia una lesione ad un ramo terminale del vaso che irrora l’osso, l’astragalo può subire un danno tissutale andando in necrosi (evenienza non del tutto rara).
Nel caso invece del calcagno è bene osservare adeguatamente il tipo di lesione e se è legata anche ad un danno di tipo cartilagineo e tendineo. Per un maggiore approfondimento su questo tipo di frattura potete visitare la pagina che parla proprio della frattura del calcagno.
Fratture della Caviglia
Nel caso siano presenti delle fratture della caviglia o del calcagno, spesso anche gli ortopedici consigliano l’acquisto di un tutore per immobilizzare la parte lesionata e avere maggior protezione.
Ogni trauma che coinvolge poi le restanti ossa sono da valutare sia con una lastra sia con una risonanza magnetica per valutare la condizione di salute dei tessuti molli.
La postura e le problematiche
Sempre più spesso si sente parlare di postura e di correzione di questa…Ma cosa si intende per postura?
Per postura si intende l’assetto corporeo delle varie articolazioni e di come queste si relazionano con lo spazio, includendo anche l’azione della gravità che agisce su di esso costantemente.
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Questa premessa è fondamentale per permettere di capire che il piede risente più delle altre strutture articolari ad un’assetto posturale errato, in quanto le forze che agiscono su di esso sono moltiplicate enormemente per un gioco di leve.
Quando trovate per esempio sulla vostra pianta del piede la formazione di duroni o la formazione continua di calli, è un simbolo evidente che su quelle zone c’è un aumento della pressione (che poi si tradurrà in usura) e quindi c’è un assetto posturale da correggere.
Alterazioni Muscolari
Le alterazioni muscolari e scheletriche, come per esempio una scoliosi, agiscono anche a livello del piede in quanto generano una serie di compensi muscolo-articolari che possono sfociare in un quadro anche serio da trattare sul piede.
Piede pronato
Per fare un esempio basti pensare ad una conformazione del piede in pronazione. Questo atteggiamento, come è possibile vedere nell’immagine quì sotto, rappresenta una deformazione classica di origine posturale.
La deformazione risulta essere caratterizzata da un appoggio ed un carico alterato che si manifestano con una deviazione dell’asse della caviglia (piede pronato appunto).
Questo si traduce con una serie di rischi non solo di stabilità durante un’attività fisica (rischio di lesioni legamentose) ma anche di un sovraccarico a monte delle altre strutture articolari come il ginocchio, l’anca e la colonna vertebrale.
Tendinite al piede
Ecco un’altra area molto vasta di trattamento di cui discutere. Cosa si intende per una tendinite al piede?
Propriamente in medicina questo termine non è esatto, bisognerebbe parlare più che altro di disfunzioni ai tendini che agiscono sul piede.
A meno che non si parli propriamente di un tendine che si è infiammato, usare la parola “tendinite” riguardo tutto il piede è errato; vari sono però i problemi muscolo-tendinei che generano un dolore al piede e che meritano di essere trattati adeguatamente.
Dita a martello
Quando si parla di “dita a martello” si intende una condizione che grava sulla parte terminale delle dita, creando un vero e proprio artiglio.
Vi è presente una deformità in iperestensione dell’articolazione metatarso-falangea e una flessione della interfalangea prossimale.
Questa condizione risulta essere estremamente fastidiosa per tutti quei piedi che hanno una o più dita a martello in quanto espone la parte superiore del dito deformato al continuo contatto con la scarpa, formando calli e dolore.
Trattamento
Il trattamento di questo tipo di condizione è globale attraverso un riequilibrio muscolo-scheletrico e attraverso una ginnastica posturale Mezieres.
Nei primi momenti, è necessario innanzitutto eseguire una fisioterapia con un terapista esperto in problematiche muscolo-scheletriche, ma è buona norma per evitare non solo l’intervento chirurgico (perchè il dito a martello viene essenzialmente trattato chirurgicamente) scegliere delle scarpe comode, con poco tacco e, se possibile, usare come aiuto un supporto specifico per il dito a martello.
Tendinite al tendine d’Achille
Parliamo di una classica infiammazione che coinvolge il piede e la caviglia. Questa tendinite risulta essere principalmente a carico di tutti quegli sportivi che sovraccaricano gli arti inferiori e che hanno dolore nella zona del tendine d’achille.
La tendinite al tendine di Achille, va affrontata in maniera seria e tempestiva, in quanto si rischia non solo di lesionare alla lunga questo compartimento, ma anche cronicizzare il dolore e modificare la struttura stessa dei tessuti.
Nella Tendinite dell’Achilleo il dolore si genera partendo dalla parte finale del polpaccio, attraverso il tendine proprio e poi fino all’inserzione cioè sul calcagno.
Questa condizione è molto invalidante anche nella semplice deambulazione e nella corsa, in quanto c’è anche una insufficienza propriocettiva accompagnata da una diminuzione di forza del polpaccio a causa del dolore.
Trattamento tendinite dell’Achilleo
Ricordiamo sempre che questa tendinite va affrontata immediatamente con l’aiuto di un fisioterapista, il quale saprà riconoscere inoltre anche la presenza di trigger point (punti grilletto) all’interno del muscolo che possono mimare una tendinite.
Vari sono i trattamenti fisioterapici per risolvere questa condizione che spaziano dal taping Neuromuscolare, trattamento miofasciale, dry needling, manipolazione periferica della caviglia e del calcagno.
Alluce Valgo
Nonostante sembri più che altro un’alterazione di tipo osseo, la sua origine nasce da uno squilibrio muscolo-tendineo e anche neurofisiologico: in natura la caviglia viene flessa dorsalmente da un muscolo specifico che è il muscolo Tibiale Anteriore la cui funzione propria è flettere la caviglia.
Questo movimento però è coadiuvato dai vari muscoli estensori delle dita che sì flettono la caviglia, ma estendono anche le dita del piede.
In alcuni soggetti il muscolo tibiale anteriore praticamente viene inibito e vicariato dal muscolo estensore lungo dell’alluce e dall’estensore comune delle dita.
Questo meccanismo porta quindi ad uno squilibrio muscolare per cui ci sarà prima una inversione dell’arco anteriore del piede e visto che il muscolo estensore lungo dell’alluce si inserisce sulla parte dorsale della falange distale dell’alluce, a lungo andare porta il dito in una posizione viziata caratterizzata proprio dallo spostamento della falange dalla sua posizione normale.
É fondamentale la spiegazione di questo processo che porta ad una degenerazione inizialmente solo dell’alluce ma che poi si ripercuote sulla biomeccanica e sul corretto appoggio plantare di tutto il piede.
Questa condizione è molto fastidiosa e dolorosa ed è necessario intervenire già in un primo momento per evitare che si formi e strutturi ulteriormente il problema.
Generalmente il primo approccio è di tipo conservativo e fisioterapico (manipolazione dell’articolazione metatarso-falangea, taping neuromuscolare di stabilizzazione, Ginnastica posturale Mezieres).
Se vuoi evitare di doverti sottoporre ad un intervento chirurgico, inizia subito la fisioterapia prenotando un appuntamento nel nostro studio “Cervicale e Vertigini” di Roma.
Tendinite del tibiale posteriore
Il tibiale posteriore riveste una particolare importanza nel sostegno della volta plantare, struttura capace di sopportare completamente il peso del corpo intero.
Succede a volte però che, per varie cause (Traumi, sforzi ripetuti nel tempo, degenerazione nelle persone anziane) questo tendine cominci a soffrire e a dare una infiammazione, soprattutto quando viene messo in tensione.
Per vedere se c’è un deficit di questo muscolo basta richiedere al paziente di mettersi sulle punte: se compare dolore o insufficienza di forza probabilmente questo muscolo sta soffrendo.
In questo tipo di problema bisogna vedere inoltre se non è presente un trigger point che irradia nella zona della pianta del piede, determinando anche un deficit di flessione plantare.
Anche qui l’intervento iniziale è quello fisioterapico il cui scopo è quello di ridurre l’infiammazione, ridurre lo stress a cui è sottoposto il tendine e recuperare la forza persa; può risultare anche d’aiuto un infiltrazione di cortisone nei casi molto gravi e cronici.
Dolore al piede di origine neuro-vascolare
All’interno del piede logicamente sono presenti alcune strutture nervose che hanno il compito non solo di innervare i vari muscoli, ma anche di percepire le sensazioni provenienti dalla pianta del piede.
Spesso però accade che si formino dei piccoli edemi o cisti che possono irritare le strutture nervose dando una continua sensazione di dolore, generalmente localizzato a livello della pianta del piede.
Neuroma di Morton
Un esempio è quello del neuroma di Morton, una condizione caratterizzata dalla presenza di una piccola formazione cicatriziale che si localizza generalmente tra le teste metatarsali e che irrita continuamente le terminazioni nervose (soprattutto il nervo interdigitale) creando un dolore continuo sia con il carico sia con l’assenza di questo.
Le cause sono varie come uno squilibrio posturale, utilizzo di scarpe non adatte, lassità legamentose ecc.
Anche un deficit a livello della circolazione può generare un senso di intorpedimento o sul dorso del piede o sulla pianta del piede che poi può portare ad un vero e proprio dolore al piede.
Dolore sulla pianta del piede
Quando si parla di dolore alla pianta del piede, si comprende spesso una condizione mista tra quelle descritte precedentemente e condizioni muscolari problematiche.
Molto spesso infatti per il fisioterapista è fondamentale individuare la zona precisa e il percorso esatto che fa la sensazione dolorosa non solo per poter diagnosticare adeguatamente la causa ma anche per poter individuare il miglior trattamento a cui sottoporre il paziente.
Prima di affrontare un qualsiasi approccio fisioterapico, è fondamentale osservare sia il tipo di deambulazione che il paziente ha sia il tipo di postura, perchè questo logicamente influisce di molto su di un possibile dolore sulla pianta del piede.
Detto questo, le cause che possono portare a questo fastidio sono varie e cercheremo di affrontarle adeguatamente.
Fascite plantare
É il dolore sulla pianta del piede per antonomasia. In questa fastidiosa condizione spesso incorrono i runner e gli sportivi che macinano parecchi chilometri sotto i piedi.
Per fascite plantare si intende una infiammazione della fascia plantare cioè quella fascia di tessuto fibroso che rappresenta il continuum dei muscoli del polpaccio.
Questo tessuto ha proprietà elastiche ed è fondamentale nella deambulazione in quanto non solo ha la capacità insieme al tessuto muscolare di sopportare l’arcata plantare ma anche di trasmettere adeguatamente le forze che agiscono sul piede sia provenienti dall’alto sia dal basso.
In questa patologia la fascia risulta essere più sollecitata e tende ad instaurarsi un meccanismo infiammatorio per cui il tessuto da che morbido debba essere diventa duro e doloroso.
Le cause sono varie come l’utilizzo di scarpe non adeguate, peso abnorme, modalità di corsa/deambulazione alterata, malattie metaboliche ecc.
Approccio Fisioterapico
Il mio consiglio è innanzitutto quello di non sovraccaricare la zona: quando comincia il dolore è inutile correrci sopra o sforzare ancora di più questa zona.
L’approccio migliore sicuramente è quello di rivolgersi ad un fisioterapista esperto per trattare adeguatamente i tessuti.
Ciò che risulta essere fondamentale in questo tipo di patologia è quella di approcciarsi al tessuto muscolare e fasciale con grande esperienza e grande capacità, perché sul piede sono presenti numerosi recettori che inviano continuamente segnali al cervello, quindi è bene relazionarcisi con accuratezza.
Trattamento della Fascite plantare
Il trattamento per questo tipo di condizione è vario e spazia dal trattamento miofasciale con un conseguente riequilibrio, taping neuromuscolare, dry needling sul polpaccio e sulla fascia plantare, IASTM e rieducazione posturale Mezieres.
L’unico vero ed efficace trattamento per questo genere di problema è la terapia manuale ortopedica.
Dolore alla pianta del piede nella zona interna
Anche questa condizione spesso è associata ad un assetto posturale sbagliato, associato anche ad una condizione di sovraccarico della muscolatura propria del piede.
Nella parte interna infatti ci sono vari muscoli flessori delle dita e dell’alluce (presente anche in questa zona il muscolo abduttore dell’alluce).
Questi vari e piccoli muscoletti sono in tensione ogni giorno garantendoci un adeguato movimento durante la deambulazione e favorendo un movimento adeguato delle dita.
Evoluzione del dolore
Succede però che soprattutto in questa zona questi muscoli entrino in una sorta di condizione di spasmo non riuscendo inizialmente a svolgere la propria azione sulle dita.
Successivamente mostrando un dolore al piede molto importante che a volte costringe le persone anche ad un bisogno urgente di sedersi per allentare il peso del corpo sul piede e avere un temporaneo ma inefficace sollievo.
Per questo tipo di disturbo consiglio, oltre al rivolgersi ad un fisioterapista, anche l’utilizzo di alcune solette per ridurre le vibrazioni che si scaricano a livello del piede e che contribuiscono a creare questo dolore al piede.
L’utilizzo di queste solette però vanno inquadrate in un contesto terapeutico in cui il trattamento fisioterapico deve allentare le tensioni che si generano riducendo la sensazione di dolore e di fastidio.
Dolore sul collo del piede
Il dolore al piede come è stato detto rappresenta un grande argomento entro cui è bene affrontare le sue varie sfaccettature.
Un concetto fondamentale che è bene chiarire, è individuare quale può essere il problema riguardante questo dolore sul collo del piede. Bisogna indagare se questo fastidio è secondario ad un trauma, ad una problematica articolare e ossea, ad un dolore riferito, ad un problema tendineo e dei retinacoli.
Trauma sul collo del piede
Trauma che può incorrere in chi pratica sport (esempio il calcio) oppure per una caduta con contusione del collo del piede.
In questo tipo di dolore la deambulazione, a meno che non sia presente una frattura, risulta possibile seppur con fatica e dolore.
Spesso accade per una caduta con conseguente o stiramento della capsula articolare anteriore della caviglia o per un trauma diretto sui cuboidi o dell’osso navicolare.
Per questo tipo di problema il mio consiglio è di eseguire in prima istanza un RX per escludere la presenza di infrazioni o fratture vere e proprie.
Successivamente può essere il caso (sempre sotto valutazione del medico ortopedico) l’astensione per qualche giorno del carico e favorire la guarigione. Nel caso in cui sia presente un importante edema intraspongioso può essere di estremo aiuto l’utilizzo per almeno 15-20 giorni della magnetoterapia a campi pulsati per ridurre progressivamente l’edema all’interno dell’osso.
Problematica ossea e articolare
Non è raro assistere ad un alterazione di movimento e funzionale delle ossa del piede. Ma come è possibile che si generi questo disallineamento?
Fattori come la postura, traumi precedenti e funzionalità muscolare possono alla lunga disallineare le superfici articolari del piede causando poi, quando il sistema neurofunzionale risulta essere saturo, dolore.
Generalmente le ossa con più problematica risultano essere il cuboide e il navicolare, che possono essere sia mobilizzati attraverso alcuni movimenti sia manipolati.
Per mostrare quali tecniche vengono utilizzate nel mio studio vi mostro, seppure in inglese, un video in cui un collega anglosassone esegue una manipolazione dell’articolazione talo-navicolare.
Dolore del piede riferito
Cosa si intende per un dolore al piede riferito? Spesso accade che un paziente possa sentire un dolore in una zona anatomica ma non è detto che il dolore sia effettivamente lì, bensì altrove.
É il caso dei trigger point: questi sono chiamati “punti grilletto“ in quanto al momento della palpazione e compressione di queste fibre muscolari, il paziente “salta” dal dolore come se ci fosse un grilletto che scatta.
Questo tipo di problema in ambito fisioterapico è un cardine del trattamento miofasciale ed è buona norma conoscerlo e sapere cosa è e come risolverlo.
Nel piede accade molto spesso che alcuni muscoli che sono localizzati sulla tibia, al di sotto del ginocchio, quando entrano in disfunzione, tendano a generare un dolore che si riferisce a livello del collo del piede in un area non ben definibile ma che risulta essere vasta e non ben circoscrivibile.
Questi muscoli generalmente che entrano in disfunzione sono o il muscolo tibiale anteriore o il muscolo estensore lungo delle dita.
Trattamento
La cosa migliore per questo tipo di problemi è sicuramente quello di disattivare i punti trigger attivi attraverso o un induzione miofasciale oppure attraverso la tecnica del dry needling, estremamente efficace e di non comune conoscenza in ambito fisioterapico.
Dolore al collo del piede
Non è raro inoltre che un tipo di andatura deambulatoria particolare, oppure l’utilizzo prolungato di alcune scarpe non adeguate possa portare ad una vera e propria tendinite dei tendini che coinvolgono o il piede stesso oppure che si originano dalla tibia o dal perone.
Per poter individuare un processo infiammatorio di questo genere è bene eseguire una ecografia per monitorare la salute di questi tessuti molli e non incorrere in una tendinosi cioè una degenerazione del tessuto tendineo, il quale si riduce sia in spessore sia nella sopportazione del carico, rischiando la rottura.
Dolore alle dita dei piedi
Anche la parte finale del piede con le dita a volte soffre di dolori o fastidi che rendono le normali attività di vita quotidiane difficoltose e problematiche. Seppur in forma minore, anche le dita soffrono di alcuni disallineamenti che si strutturano nel tempo.
Spesso allo studio capitano persone che mi dicono “da qualche tempo ha iniziato a farmi male il secondo dito”.
Ciò che è bene chiarire sui problemi che agiscono sui piedi e sulle dita, è che si tratta di qualcosa di strutturato e che si è formato nel tempo, non certo da pochi giorni.
A meno che non si parli di un trauma contusivo o di una frattura, le dita sono l’esemplificazione di un problema che nasce nel tempo e che ha origine più a livello centrale, magari anche dalla colonna vertebrale.
Qual è allora la miglior cura per questo tipo di problema?
Varie sono le tecniche che possono essere ricercate e attuate, come mezzi fisici (tens , tecar, laser, ultrasuoni) ma anche la terapia manuale attraverso un allungamento delle strutture compresse e dei tendini che si sono accorciati e attraverso una continua e progressiva mobilizzazione del compartimento articolare per ridare benefici e mobilità ad un piede magari che si articola poco e male.