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Definizione
Ricapitoliamo brevemente cos’è l’artrosi cervicale e quali sono quindi le conseguenze che assume questa patologia. Infatti l’artrosi cervicale, o per meglio dire la cervicalgia, è una condizione degenerativa a carico delle superfici articolari delle vertebre cervicali nelle quali si assiste ad un progressivo danneggiamento e deterioramento della cartilagine in queste strutture.
Se pensiamo che questa situazione è assolutamente patologica ci sbagliamo, in quanto l’essere umano è costretto ogni giorno della sua vita a svolgere ogni azione sotto la continua forza di gravità: questa attrazione verso il centro della terra genera quindi un accomodamento da parte del corpo che, nel corso della vita, tende ad organizzarsi in un certo modo andando quindi a sacrificare le cartilagini che, fisiologicamente, ad un punto della vita, tendono a degradarsi.
Questa cartilagine che si va a deteriorare non è conseguente ad un trauma ben specifico, bensì ad un continuo uso da parte del collo nella persona: ovviamente poi questa sofferenza è ancora di più esacerbata da varie condizioni che possono determinare un quadro più o meno grave dell’artrosi cervicale.
Come si cura
Se abbiamo detto che esistono condizioni che nel corso della vita della persona possono aver creato un continuo stimolo di degenerazione della cartilagine, è comunque importante anche affrontare come questa patologia va trattata.
Ricordiamo che l’approccio di questo tipo di condizione deve essere multidisciplinare, in quanto non solo il medico deve interagire con il paziente, ma anche (e forse soprattutto) la figura del fisioterapista è quella più idonea alla risoluzione del problema; inoltre importante è la figura del radiologo nella corretta diagnosi radiologica, come di discreta rilevanza è anche quella del medico otorinolaringoiatra nel caso in cui quest’artrosi cervicale possa generare fastidi nell’equilibrio e nelle condizioni di vertigini da cervicale.
Fondamentale quindi è il corretto inquadramento del problema, che viene fatto attraverso un’attenta valutazione che comprende la visione dei reperti radiografici in possesso del paziente, della raccolta anamnestica del suo passato prossimo e remota, dell’analisi posturale e dell’esecuzione di alcuni test ortopedici specifici per il rachide cervicale e per l’articolazione temporo-mandibolare.
Farmaci Per Artrosi
Ovviamente la maggior parte delle persone pensa che questa condizione di degenerazione cartilaginea che si ha possa esser compensata con i farmaci: purtroppo essendo una condizione che coinvolge la cartilagine, non è possibile utilizzare farmaci come pillole, creme o bustine per far ricrescere questo tessuto. Infatti proprio a livello istologico è impossibile pensare ad una ricrescita spontanea della cartilagine, in quanto il corpo non ha proprio la capacità di produrne altra (oltre a quella che naturalmente ha), quindi è un processo degenerativo cronico che non ha possibilità di essere recuperato attraverso farmaci che inducono la sua produzione. Inoltre la cartilagine non è dotata di vasi sanguigni propri che si occupano dell’approvvigionamento delle sostanze nutritive per il tessuto stesso, ricevendo quindi il nutrimento dalla capsula e della sinoviale che avvolge l’articolazione: questo quindi rende tutto a livello farmacologico molto difficile come un apporto adeguato proprio per rinforzare la componente biologica della cartilagine.
Differente invece è l’utilizzo di farmaci per combattere l’infiammazione che si genera nel momento in cui nelle superfici articolari non c’è più abbastanza lubrificante: infatti generalmente il medico potrà prescrivere una serie di farmaci che vanno proprio ad interrompere il ciclo infiammatorio che si viene a creare riducendo quindi l’edema. Questi farmaci possono essere o steroidei (legati al cortisone) oppure non steroidei (che vengono chiamati FANS).
Tra i farmaci per artrosi cervicale che possono esser prescritti (generalmente FANS) troviamo:
- Ibuprofene: questo farmaco è dato quando il dolore può essere inserito tra il lieve e il moderato grado di intensità. Es. Brufen, Moment ecc.
- Paracetamolo: questo farmaco non è proprio un antinfiammatorio, bensì un antidolorifico (e anche un antipiretico nel trattamento della febbre). Ha meno effetti collaterali dei FANS ed esistono vari modi di somministrazione. Es. Tachipirina, Efferalgan.
Può esser preso o per via della bocca (capsule effervescenti, bustine in granuli oppure compresse) o per via rettale (supposte) seguendo le indicazioni del medico; generalmente può esser preso questo farmaco ogni 4-6 ore al bisogno. - Naproxene: questo farmaco fa parte anch’esso dei FANS e può esser preso generalmente una sola volta al giorno per via orale.
Se invece il medico reputa che sia importante utilizzare dei farmaci cortisonici, per l’artrosi cervicale può essere prescritto:
- Metilprednisone: farmaco molto forte che si usa per curare e contrastare l’infiammazione che si genera nel collo e nell’artrosi cervicale.
- Prednisolone: la posologia del paziente va valutato dal medico in base alla situazione in cui versa il paziente. Generalmente questo farmaco è poco utilizzato in queste situazioni.
Altri farmaci invece che possono aiutare sono sicuramente quelli che vanno a rinforzare lo stato di salute dei nervi (nel caso in cui ci fosse una qualche irritazione a carico delle radici nervose) e che vengono usati nel trattamento dei dolori di tipo neuropatico (nome del farmaco è il Lyrica).
Approccio Chirurgico
Generalmente questo tipo di approccio non viene praticamente mai utilizzato per l’artrosi cervicale, in quanto essendo una condizione degenerativa e irreversibile, eseguire un intervento chirurgico è altamente sconsigliato nonché inutile. Infatti il bisturi o gli altri strumenti che sono in mano ad un medico neurochirurgo sono inefficaci per guarire una perdita di cartilagine nel rachide cervicale.
Differente invece è la situazione nella quale l’artrosi cervicale ha determinato la comparsa di osteofiti che possono arrecare irritazione o problemi alle strutture molli presenti a livello del collo. Infatti questa neoformazione ossea che si localizza prevalentemente nel distretto cervicale, può andare a creare non pochi problemi ai nervi che fuoriescono a livello del midollo e che si dirigono verso gli arti superiori.
Se questi osteofiti vanno ad irritare la radice del nervo, questo avrà non solo fenomeni sensoriali agli arti superiori molto invalidanti, ma anche determinare una riduzione dello stimolo motorio con diminuzione della forza a carico dei muscoli delle spalle e del braccio.
Nel caso in cui invece l’artrosi al collo possa indurre un restringimento del canale all’interno del quale è alloggiato il midollo, l’intervento chirurgico diventa una valida opportunità per il paziente che ha necessità, anche con una certa urgenza, di liberare un tessuto nobile come quello del midollo spinale a livello cervicale; nel caso in cui infatti permanga questa stenosi del canale midollare a livello della cervicale, non solo gli arti superiori possono esser colpiti, ma anche le gambe con una forma di insufficienza al contenimento degli sfinteri anali e vescicali, oltre che problemi nella deambulazione e nella sensibilità.
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Approccio Fisioterapico
Come abbiamo spiegato, essendo una patologia a carattere degenerativo, è impensabile pensare di rimuovere la causa che crea il fastidio (quindi rimuovere la cartilagine vecchia e impiantarne di nuova) ma ciò che risulta essere anche a livello scientifico internazionale come miglior strumento per l’artrosi cervicale, è proprio l’approccio fisioterapico.
Infatti solamente attraverso l’affidamento a delle mani esperte nel rachide cervicale si sapranno contrastare efficacemente tutti i sintomi che possono derivare dall’artrosi cervicale.
Ma come viene eseguito il trattamento per l’artrosi cervicale?
Innanzitutto, la cosa che risulta essere fondamentale nel caso in cui si cerchi per l’artrosi cervicale una cura adeguata è quella dell’analisi posturale e della valutazione clinica. Infatti nel mio studio il primo approccio con il paziente è proprio alla base di tutto l’iter riabilitativo che si deve eseguire insieme in totale sinergia.
Infatti si valutano alcuni aspetti come la visione globale del rachide cervicale e della sua posizione rispetto al baricentro e al resto della colonna: infatti nella maggior parte dei casi si trovano persone che hanno un collo completamente anteriorizzato e con una forte verticalizzazione del rachide cervicale. Un parametro inoltre che va valutato in un’ottica di globalità è sicuramente quello di apprezzare anche il tono muscolare e l’eventuale spasmo di alcuni distretti muscolari: questa situazione infatti, oltre che generare una sensazione di dolore al paziente molto invalidante, crea una serie di scompensi posturali ben evidenziabili e che, se non si correggono, si rischia di far ripresentare il problema nuovamente.
Una volta terminata la fase di valutazione che mi permetterà quindi di apprezzare su quali aree e con quali tecniche più idonee andare ad intervenire, è importante quindi stabilire con il paziente un programma riabilitativo concordando insieme sulla modalità di intervento terapeutico, il numero di sedute da eseguire, il tipo di sedute che serviranno ma soprattutto il comportamento attivo del paziente: questo aspetto nella mia personale esperienza risulta essere assolutamente fondamentale, in quanto solamente attraverso un continuo esercizio terapeutico da me insegnato distribuito nell’arco della giornata, si potrà giungere ad una reale e duratura soluzione per l’artrosi cervicale.
Le manovre e le tecniche che sono utilizzate nello studio sono varie e hanno tutte la capacità non solo di riportare il corpo ad uno stato di benessere, ma anche di recuperare quell’assetto muscolo-scheletrico che è andato perso e che va riportato assolutamente; Adesso andremo quindi a spiegare quali sono queste tecniche che vengono utilizzate e il perchè si utilizzano nella cura per l’artrosi cervicale.
- Mobilizzazione con movimento secondo concetto “Mulligan®“: Questo approccio terapeutico è uno dei più importanti nel mondo della fisioterapia e della riabilitazione a livello mondiale. Infatti la metodica si basa attraverso l’analisi e la correzione manuale dei distretti corporei in una posizione errata attraverso il movimento attivo del paziente. La particolarità infatti, oltre all’attenta valutazione biomeccanica del paziente, è la completa assenza di dolore percepita dal paziente che esegue attivamente una serie di movimenti con il carico corporeo.
Nel caso dell’artrosi cervicale questo tipo di approccio non solo permette un recupero IMMEDIATO del movimento, ma anche di una velocissima diminuzione del dolore percepito dal paziente durante i movimenti.
Attraverso la mia formazione, sono divenuto terapista specializzato proprio in questa tecnica e sono ormai da tempo terapista qualificato secondo questa metodica che ha valenza e riconosciuta a livello internazionale.
Vi mostro nel video quì sotto un esempio di trattamento per il rachide cervicale che si usa con la tecnica Mulligan. - Fibrolisi Meccanica: Questa particolare tecnica è figlia di una serie di evoluzioni che hanno portato ad un intervento sui tessuti molli in maniera estremamente selettiva ed efficace. Infatti con una serie di ganci, specilli e stiletti si potranno trattare tutti quei muscoli che sono bloccati nel collo dei pazienti donando in maniera veloce e duratura un grande effetto di rilascio muscolare. La tecnica è completamente sicura e viene molto apprezzata dalle persone che vengono nel mio studio proprio per la grande efficacia che hanno.
- Manipolazioni Vertebrali: Molti mi chiedono: “ma sono sicure queste manipolazioni? Non c’è il rischio di andare a creare un qualche danno?” e la mia risposta è sempre “DIPENDE se il fisioterapista è preparato, se ha valutato tutte le implicazioni e il tipo di manipolazione che va ad eseguire”.
Infatti esistono numerosi tipi di manipolazioni vertebrali (il classico scrocchiamento del collo) e che possono esser raggruppate in due tipi di manovre: quelle a fine range di movimento (quindi andando a lavorare in una sorta di barriera osteolegamentosa) oppure quelle che creano la “barriera” attraverso la combinazione di una serie di movimenti mantenendo comunque il collo e la nuca in asse.
Personalmente eseguo quotidianamente decine e decine di manipolazioni di questo secondo tipo in quanto i risultati, secondo la mia personale esperienza, sono migliori e non si rischia di arrecare alcun danno al paziente; ricordo inoltre che questo tipo di manovre non sono di esclusiva competenza né del chiropratico né dell’osteopata (che esegue le mie stesse manovre, senza però spesso avere una laurea sanitaria universitaria).
Basti pensare che da studi scientifici hanno mostrato come una semplice rotazione passiva del collo fino alla fine del movimento produce una forza di tensione sulle strutture vascolari del collo intorno ai 45 Newton, mentre una manipolazione si aggira intorno ai 6 Newton.
Nel caso dell’artrosi cervicale questo tipo di manovra è consigliata ma bisogna valutare in sede di analisi se è indicata per il paziente oppure no, in quanto l’eventuale presenza di osteofiti o tensioni particolare possono sconsigliare questo genere di trattamento. Vi mostro qui sotto un video d’esempio delle manovre che vengono eseguite nello studio qui a Roma. - Pompage Cervicale: probabilmente è la tecnica preferita dalle persone che soffrono di artrosi cervicale e che sentono una grande tensione proprio a livello del collo. Questa tecnica osteopatica permette di creare una tensione in allungamento delle strutture articolari (se l’obiettivo è mettere tensione sulle vertebre) oppure sui muscoli (in caso di muscoli molto contratti e rigidi) dove, in associazione con la respirazione che deve seguire la messa in tensione, è possibile donare non solo un sollievo importante al paziente, ma anche inviare al sistema muscolo-scheletrico un informazione di allungamento e di benessere immediato.
- Rieducazione posturale Mezieres: questa tecnica elaborata da François Mezieres nasce dal concetto di allungamento globale della catena cinetica muscolare posteriore. Attraverso una serie di manovre attive da parte del paziente, è possibile creare una tensione globale nel vero senso della parola “dalla testa ai piedi” dove il paziente, allungando il tessuto connettivo che avvolge il muscolo e quindi donando una maggior scorrevolezza dei piani muscolari rispetto a tutta la catena posteriore, favorisce un riposizionamento articolare delle strutture in maniera duratura e andando ad intervenire su tutti quei distretti che sono messi in una non corretta posizione (come nelle vertebre cervicali).
Questo approccio è probabilmente uno dei più potenti che si possono attuare per chi soffre di problematiche cervicali in quanto favorisce un allungamento ed uno stato di benessere veramente tangibile e duraturo nel tempo.