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Cos’è l’artrosi cervicale
Prima di parlare degli eventuali rimedi e soluzioni per chi soffre di artrosi cervicale è bene innanzitutto avere chiara cos’è questa condizione e cosa è necessario aspettarsi.
Infatti quando si parla di questa condizione si parla di una degenerazione della cartilagine a livello delle superfici articolari delle vertebre cervicali. Questo impoverimento cartilagineo è generalmente localizzato in sede delle superfici articolari che, a livello radiografico, mostrano una erosione e una minor quota di cartilagine, la quale quindi determina una serie di condizioni particolari che andremo a vedere successivamente.
L’artrosi cervicale, o per meglio dire la cervicalgia, rappresenta una situazione molto frequente nonché fisiologica nelle persone in avanti con l’età ma che, a causa di stili di vita particolari e non adatti, può subentrare anche in persone più giovani (anche intorno all’età di 40 anni). Spesso giungono nel mio studio persone che sono molto allarmate dal referto radiografico in cui leggono di avere una forma artrosica al rachide cervicale: questa condizione è assolutamente normale e fisiologica.
Pensiamo un attimo durante l’arco della giornata a quante volte muoviamo il collo per vedere intorno a noi cosa succede e durante i vari movimenti oculari: questo tipo di movimento viene fatto dal rachide cervicale che è la parte della colonna più mobile e che permette, associato al sistema oculomotorio e visivo, di esplorare in maniera immediata l’ambiente circostante.
Non bisogna quindi allarmarsi se si ha la zona cervicale con un’artrosi, bensì andare a capire perché si è venuta a creare questa condizione che innesca dei problemi (riassumendo quindi: non dobbiamo solamente capire perché è venuta l’artrosi, bensì per quale motivo questa degenerazione sta provocando dei disturbi).
Anatomia di una vertebra cervicale
Molto importante per poter comprendere i meccanismi che portano ad una artrosi cervicale sicuramente è anche capire di quali strutture stiamo parlando e di come queste vadano in un progressivo ed irreversibile cambiamento strutturale.
Una vertebra cervicale è composta da alcune componenti come:
- Corpo vertebrale: superficie ossea dotata di una sorta di involucro di osso duro che avvolge una componente densa di osso spugnoso. Ha una forma di un piccolo rettangolo la cui superficie superiore presenta una sorta di piccolo uncino che forma il processo uncinato che, articolandosi con la superficie inferiore della vertebra soprastante, va a formare l’articolazione uncovertebrale che si pensa abbiano un’azione contenitiva del disco intervertebrale durante i movimenti di rotazione del collo.
- Peduncoli: sono delle parti di osso piccole e curvate posteriormente che formano un collegamento tra la parte anteriore dove c’è il corpo vertebrale e le faccette articolari poste lateralmente.
- Faccette articolari: queste superfici formano una specie di pilastro entro cui le vertebre si muovono e si relazionano tra loro, permettendo il movimento. Sono orientate a metà strada tra il pianto frontale ed orizzontale (diciamo quindi in senso obliquo verso l’alto). La superficie articolare superiore guarda verso l’altro e verso la zona posteriore, mentre la superficie articolare inferiore è orientata anteriormente ed inferiormente.
- Processo spinoso: piccolo processo osseo posto posteriormente e che funge anche da inserzione di alcuni muscoli.
- Processo trasverso: corta estensione laterale ossea che può avere un tubercolo anteriore o posteriore entro cui poi passano le arterie vertebrali che portano il sangue al midollo e al cervello.
- Disco intervertebrale: Sostanza molle dotata di una sorta di “biglia” gelatinosa (nucleo polposo) al centro sotto pressione negativa che è avvolta e contenuta da una formazione circolare a forma di disco fibroso (anulus fibroso) che accoglie e gestisce i movimenti e le pressioni distribuendoli verso i segmenti sopra e sottostanti.
Le Cause
Veniamo quindi a parlare di cosa può portare questa sofferenza cartilaginea e come mai questa condizione può presentarsi precocemente.
Innanzitutto è fondamentale ribadire come ogni persona presenta un proprio adattamento alla continua ed inesorabile forza di gravità: infatti ogni individuo adotta una serie di strategie e di compensi per creare il movimento sfruttando e adattandosi alla forza di gravità. Questo concetto è fondamentale da capire in quanto ogni trattamento che viene poi suggerito e applicato al paziente deve valutare numerosi parametri posturali che vanno inquadrati in maniera globale (per questo motivo il primo incontro allo studio è sempre di valutazione e di inquadramento funzionale per stabilire l’iter riabilitativo più idoneo e più incisivo per la specifica disfunzione del paziente).
L’artrosi cervicale quindi va inquadrata sotto vari parametri che andiamo ad analizzare insieme:
Spesso non viene considerata, ma anche una correlazione genetica alla precoce degenerazione della cartilagine deve essere menzionata ed analizzata: spesso infatti accade che numerosi pazienti soffrano degli stessi disturbi e delle stesse condizioni che affliggono i propri cari più grandi: questo perché nel corredo genetico può esserci scritto come il corpo deve rispondere a determinati stimoli che provengono da fuori e come accomodare i movimenti in base a quelli.
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Si sente continuamente parlare di postura ma poche volte si chiarisce bene cos’è e come questa deve essere corretta. Infatti si parla di postura intesa come l’allineamento delle varie strutture muscolo scheletriche e articolari in relazione ad un determinato movimento.
Nelle patologie che coinvolgono il rachide cervicali la postura va intesa quindi come il posizionamento del collo e della testa durante l’arco della giornata rispetto alle varie azioni che vengono svolte. Passare moltissime ore davanti ad un monitor in una posizione non ergonomica porta non solo i tessuti molli a soffrire (un esempio possono essere le comparse di sofferenze discali come ernie o protrusioni discali) ma anche a determinare una sofferenza delle articolazioni che, nel corso del tempo, andranno inevitabilmente a deteriorare più velocemente la propria cartilagine e generando questa artrosi cervicale.
I traumi che possono avvenire al rachide cervicale possono comunque portare una sofferenza delle strutture articolari. Pensiamo per esempio a ciò che avviene nel colpo di frusta durante un incidente stradale.
Il forte impatto che intercorre alle parti molli cambia inevitabilmente l’assetto delle superfici articolari, favorendo quindi un disallineamento delle vertebre con conseguente dolore, rigidità muscolare e spasmi al collo. Questa condizione però comporta però un accomodamento del collo che viene portato dai muscoli in una posizione di verticalizzazione cervicale che, come vedremo successivamente, è un fattore che porta molto spesso ad una sofferenza cartilaginea.
Vi mostro qui sotto il video di ciò che succede al rachide cervicale dopo un trauma al collo come quello di un incidente automobilistico
Artrosi Cervicale Sintomi
Se ti stai chiedendo quali sono i sintomi che può portare un’artrosi cervicale è bene specificare un concetto principale: non è detto che chi soffra di questa forma di degenerazione cartilaginea possa generare sempre questi segni clinici. Infatti questi possono variare da soggetto a soggetto con intensità variabile e frequenza altalenante: questo perchè essendo l’artrosi una situazione comunque fisiologica, spesso tantissime persone completamente asintomatiche possono stare bene nonostante presentino alcune forme artrosiche.
Ma allora quali sono questi sintomi che si hanno con l’artrosi cervicale?
Dolore cervicale: generalmente questo tipo di segnale è quello più evidente che è avvertito in maniera chiara da parte del paziente. L’intensità del dolore, a differenza di altre problematiche che coinvolgono il compartimento muscolare del rachide cervicale, questa non è impossibile da tollerare; il paziente infatti percepisce come un grandissimo fastidio / dolore che però non gli pregiudica nè i movimenti nè le attività di vita quotidiane.
Degenerazioni fiscali: Quando si parla di disturbi artrosici che coinvolgono il disco intervertebrale, parliamo generalmente di componenti che sono già presenti come ernie o protrusioni discali. Infatti questo tipo di alterazione di forma o di struttura del disco posto tra una vertebra e l’altra hanno già subito nel corso del tempo una modifica che però magari non ha dato una qualche manifestazione precedente.
Vertigini: Questo tipo di disturbo generalmente è quello più invalidante per il paziente: il forte attacco di dolore cervicale è spesso associato anche con disturbi della percezione dello spazio intorno. Le vertigini possono essere soggettive od oggettive (nonostante quello che si dice su vecchi libri di otorinolaringoiatria) in quanto comunque anche il compartimento legato all’orecchio interno viene coinvolto.
In questo tipo di condizione infatti al paziente, una volta terminato l’attacco importante di vertigini da cervicale, permane un senso di sbandamento legato ad una instabilità che si manifesta principalmente nei movimenti collegati al movimento del collo. Questa sensazione viene in quanto c’è in questo tipo di artrosi una degenerazione anche delle strutture intorno ai vasi che portano il sangue nel cervello (arteria vertebrale che irrora anche l’orecchio interno) ma anche per una irritazione che coinvolge il sistema di gestione del movimento collegato sia agli occhi che all’orecchio interno.
Scricchiolio al collo: questo genere di sensazione è una caratteristica proprio dell’artrosi cervicale: infatti il paziente percepisce come la presenza, durante i movimenti di rotazione, di una componente sabbiosa all’interno del collo. Questo fenomeno è dato proprio dalla riduzione della componente sinoviale all’interno delle articolazioni delle faccette articolari e anche per l’errato posizionamento delle vertebre l’una sull’altro.
Osteofiti cervicali: Questo genere di neoformazioni ossee che si formano sono classiche nelle forme degenerative della colonna vertebrale. Infatti gli osteofiti non sono nient’altro che la risposta del corpo alla continua infiammazione che li coinvolge e che determina una deposizione di calcio e tessuto osseo a cavallo delle articolazioni e nella zona del disco intervertebrale. L’erosione che avviene con le faccette articolari poste in errata posizione genera un importante reazione infiammatoria che ha come obiettivo ristabilire i corretti rapporti articolari.
Alterazioni posturali: logicamente ciò che ha portato una forma degenerativa al rachide cervicale è spesso da imputare all’errata postura che questo ha durante l’arco della giornata per molto tempo. Per questo motivo poi è facile trovare pazienti che hanno una postura del collo molto particolare con difficoltà ad esser trattati: infatti in un primo momento si assiste ad una verticalizzazione del tratto cervicale, fino ad arrivare poi ad avere proprio un collo in avanti con un grande accorciamento della muscolatura che starà in spasmo, emanerà dolore e renderà difficile e rigido ogni movimento.
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Rigidità ai movimenti: I movimenti fatti dal paziente appariranno non solo dolorosi, ma con una sensazione di stare “con il freno a mano tirato”: questo è perchè sicuramente c’è stato l’instaurarsi di una serie di meccanismi protettivi da parte del sistema per non far muovere molto il distretto che sta soffrendo, inoltre però c’è anche da attribuire alla rigidità dei movimenti anche l’accorciamento dei muscoli e l’elevato tono che questi adottano.
Spesso mi capita di trattare pazienti che hanno dei muscoli del collo tesi e che, alla semplice palpazione, riferiscono di avere un dolore molto forte sia nella zona dove sto palpando, ma anche a distanza. Infatti spesso si instaurano una serie di trigger point nella muscolatura che generano dolore non solo localmente ma anche a distanza.
Quando allarmarsi per l’artrosi cervicale
Come abbiamo detto precedentemente, questa condizione è assolutamente fisiologica in quanto il corpo umano è sottoposto ogni giorno della nostra vita ad una forza proveniente dall’alto verso il basso (la forza di gravità) e quindi il sistema muscolo-scheletrico di ognuno di noi si organizza in maniera diversa l’uno dall’altro.
Ma quando è il caso di preoccuparsi per l’artrosi cervicale?
Poiché questa degenerazione articolare spesso è accompagnata anche da un decadimento delle strutture molli e delle cartilagini, non è raro riscontrare anche situazioni più spiacevoli che è bene trattare in maniera efficace. Sicuramente quando questa degenerazione cartilaginea è accompagnata con delle discopatie che coinvolgono anche il midollo spinale: sì perché questa evenienza è tutt’altro che remota; il tutto avviene a seguito di un assetto posturale errato che ha portato in maniera progressiva ad un intaccamento della guaina meningea che avvolge il midollo spinale.
Questa evenienza è una condizione che comunque rende il paziente non solo molto dolorante perché questa fuoriuscita dalla propria sede di parte del disco intervertebrale va ad irritare le radici nervose, ma anche perché, se persiste questa compressione, può determinare anche segni e sintomi neurologici molto gravi che necessitano di un intervento da parte del neurochirurgo; per segni neurologici si intende debolezza agli arti inferiori e perdita importante di forza alle braccia, difficoltà a camminare, peggioramento dei sintomi con il movimento del collo, disturbi a livello della continenza fecale e vescicale.
Un’altra situazione che può capitare e che necessita comunque di un intervento immediato, è il senso di stordimento e sbandamento continuo che ha il paziente con artrosi cervicale: questo avviene perché comunque il controllo motorio ed informazionale che ha il collo sugli organi di senso è compromesso e quindi permane un senso di sbandamento, come se si avesse fatto un lungo viaggio in barca.
Ricordiamo inoltre che, a causa degli osteofiti che si sono formati nell’artrosi al collo, questi possano esser andati a depositarsi anche in prossimità delle arterie vertebrali che, nel collo, salgono verso l’alto andando ad irrorare non solo il cervello ma anche la zona dell’orecchio interno (quella deputata al controllo dell’equilibrio).
La Diagnosi
Prima di poter eseguire qualsiasi trattamento riabilitativo per chi soffre di artrosi cervicale è fondamentale eseguire una diagnosi, che generalmente si esegue attraverso alcune indagini radiologiche.
Per questo tipo di disturbo infatti ha ancora una grandissima rilevanza la radiografia: infatti la semplice lastra avrà la possibilità di valutare se sono presenti gli osteofiti e se sono presenti alcune disfunzioni a livello articolare a carico delle vertebre cervicali. Questo avviene perché l’RX ha la capacità di rendere opache le zone con un’alta densità o strutture che hanno una componente calcica: nelle situazioni come la degenerazione articolare delle vertebre cervicali nello specifico, è possibile riscontrare alcuni parametri che sono importanti e che possono necessitare di ulteriori indagini.
Infatti in questo tipo di reperto radiografico è possibile non solo vedere l’eventuale presenza di artrosi o degenerazione delle superfici articolari, ma anche valutare l’eventuale presenza di un’alterazione della curva cervicale (generalmente in questo tipo di pazienti è presente una verticalizzazione cervicale) oppure un eventuale assottigliamento nella zona compresa tra i vari corpi vertebrali.
E cosa significa quindi questa diminuzione dello spazio intervertebrale?
Significa che il disco interposto tra quelle due vertebre risulta essere diminuito come volume e come grandezza, il quale quindi comporta non solo una diminuzione della capacità di assorbimento degli urti, ma anche una diminuzione della capacità di gestire i movimenti a carico del rachide cervicale.
Oltre a questo genere di indagine, può risultare utile, per avere un quadro ancora più ampio e completo, eseguire una risonanza magnetica: questo tipo di indagine non genera alcun tipo di radiazione che risulta essere nociva per il paziente ma, attraverso un grande magnete all’interno della macchina, è possibile valutare lo stato di salute dei tessuti molli all’interno delle strutture analizzate.
In questo tipo di indagine infatti avrà senso andare a vedere lo stato degenerativo e funzionale delle zona discali tra una vertebra e l’altra, per valutare anche l’eventuale presenza di ernie o protrusioni.
Attenzione:
Non è detto però che quello che si trova all’interno dell’immagine radiologica equivalga sempre all’origine del problema: si è visto infatti in moltissimi studi condotti e pubblicati a livello scientifico, come un reperto radiografico di un certo tipo non sempre venga accompagnato dal medesimo quadro clinico o sintomatologico. Questo quindi permette di capire che non è detto che avere una radiografia con una condizione tragica a carico del rachide cervicale equivalga poi ad avere una situazione sintomatologico altrettanto grave.
Nel caso in cui il paziente si rivolga ad un medico ortopedico, questo potrebbe richiedere, per avere un quadro ancora più completo, l’esecuzione di una TAC (tomografia assiale computerizzata) la quale permette di valutare secondo i vari piani di osservazione cosa si ha davanti e come intervenire adeguatamente.
Come dormire con l’artrosi cervicale
Se ti stai chiedendo come dormire con il dolore cervicale, sicuramente è perché durante la notte il fastidio al collo è invalidante per riposarsi adeguatamente.
Innanzitutto è necessario capire come passare molte ore durante la notte in una posizione non adeguata non fa nient’altro che peggiorare i propri sintomi: per questo motivo è fondamentale creare un adeguato posizionamento del collo e del resto della schiena durante il sonno.
Per quanto riguarda la scelta della posizione, il mio consiglio è quello assolutamente di evitare la posizione prona (pancia in giù) in quanto determina un enorme messa in tensione delle strutture molli a livello cervicale, favorendo non solo un disallineamento delle superfici articolari, ma mettendo molta tensione anche sull’arteria vertebrale.
Per questo motivo è importante scegliere di dormire o in posizione supina (pancia in su) oppure in posiziona in decubito laterale; in queste due posizioni però è fondamentale scegliere un adeguato cuscino per riposare adeguatamente.
Ciò che consiglio sempre è un cuscino in materiale memory foam capace di accogliere il peso della testa ma non eseguire una “controspinta” verso il collo e verso le vertebre.
Per approfondire ancora meglio i concetti su quale cuscino per la cervicale scegliere, ho scritto questa guida proprio per guidarvi nella scelta secondo le vostre abitudini e necessità in modo da avere un riposo corretto e ristoratore.
Ma come si fa ad esser sicuri di dormire pancia sopra o di lato?
Beh, un metodo in realtà c’è: è un po’ rustico ma sicuramente efficace, soprattutto per la vostra cervicale. Consiste nel posizionare una pallina da tennis (quindi abbastanza dura) a livello dello sterno e legarla intorno al torace prima di andare a letto.
Questo tipo di approccio permette al paziente di non avere alcun fastidio nè quando dorme a pancia sopra nè di lato, ma quando invece tende a mettersi in posizione prona, la pallina preme sullo sterno e rende scomoda la posizione, favorendo quindi le posizioni più consigliate.
Materasso per artrosi cervicale
Secondo me e secondo i vari pazienti a cui ho sottoposto il miglior tipo di materasso su cui dormire è sicuramente quello in memory foam: questo tipo di materiale infatti, accoglie positivamente il peso del corpo non restituendo indietro una spinta.
Si genera quindi che il corpo è accolto e “abbracciato” totalmente e, se si vuole vedere sotto un’ottica posturale, permette quindi di non applicare neanche ai distretti più lontani dalla zona del collo alcuna tensione.
Nel caso in cui serva un materasso matrimoniale, il mio consiglio (che sicuramente sarà super apprezzato!) è quello di acquistare questo genere di dispositivo.
Nel caso in cui invece abbiate voglia di lavorare al computer stando a letto e avete bisogno di un sostegno che vi permetta di stare comodi ed essere però performanti senza affaticare il collo, la soluzione c’è attraverso questo dispositivo regolabile che inclina in maniera sicura e stabile il vostro portatile.
La Cura
Molti pazienti giungono allo studio chiedendo: cosa posso fare se ho un’artrosi cervicale?
In primo luogo, come abbiamo detto, è fondamentale accertarsi che il problema di cui soffre il paziente è un problema di artrosi. Il paziente però deve entrare nell’ottica che se quelle articolazioni hanno lavorato male per molti anni, è impossibile riportare le cartilagini ad uno stato fisiologico: questo perché le cellule delle cartilagini non hanno la capacità di riprodursi e rigenerarsi (come per esempio per quelle del fegato) quindi, nel momento in cui c’è stato un cambiamento delle strutture a livello biochimico con conseguente usura e degenerazione, è impossibile riportarle ad un livello come quando si ha 15 anni.
Non è detto però che, avendo una condizione di artrosi cervicale, si debba rimanere così. Infatti il trattamento migliore per questo genere di disturbo è proprio la FISIOTERAPIA: attraverso l’affidamento ad un fisioterapista esperto in disturbi muscolo-scheletrici. Questo perché per questo genere di disturbi solamente attraverso la terapia manuale è possibile ristabilire un corretto movimento a livello articolare e permettere, attraverso una serie di meccanismi neurofisiologici, di ridurre lo spasmo nel quale i muscoli sono entrati.
La muscolatura infatti nei pazienti che soffrono di questa condizione saranno molto tesi, dolenti e rendono i movimenti molto rigidi e difficoltosi; esistono infatti numerosi esercizi e tecniche che possono essere applicate nei pazienti. Vediamo meglio quali sono queste tecniche e come applicarle per stare bene.
Rimedi della nonna
Se vuoi integrare qualche rimedio casalingo per questo tipo di fastidio, è bene specificare che questi consigli sono logicamente dati solamente in un ottica più globale. Infatti il più importante passo che si deve eseguire è rivolgersi ad un fisioterapista che saprà risolvere al meglio i tuoi problemi.
Ma veniamo quindi ai consigli o i “rimedi della nonna” per aiutare un po’ il corpo a resistere meglio a questi fastidi.
Il primo consiglio che vi do è quello di eseguire almeno 2 volte al giorno un piccolo massaggio con della crema naturale all'”artiglio del diavolo”. Questa sostanza ha grandi proprietà che permettono alla pelle e ai muscoli di avere un grande calore. Questo rende più facile ai muscoli di sciogliersi e avere un qualche beneficio, seppur abbastanza temporaneo.
Un antico rimedio per calmare i dolori muscolari e rilassarsi è sicuramente quello di farsi un bel infuso a base di Rosa Canina: questo tipo di prodotto ha grandi proprietà calmanti e aiuta nel diminuire lo spasmo a livello della cervicale, favorendo il riposo.
Se invece si preferisce eseguire alcuni esercizi, vi consiglio quelli secondo la metodica McKenzie che permettono di migliorare l’allineamento vertebrale recuperando una corretta curva a livello cervicale.
Quà sotto è possibile vedere un esempio di esercizio in retrazione che può essere eseguito in piedi:
Fisioterapia
Come abbiamo detto, il miglior approccio per questo genere di disturbo è sicuramente quello della fisioterapia. Ma in cosa consiste la fisioterapia cervicale?
Consiste nel cercare di ridurre il blocco muscolare che viene indotto a livello neurologico dal cervello attraverso alcuni meccanismi di controllo motorio, e attraverso il recupero del corretto movimento, badando sempre alla sintomatologia e alle condizioni cliniche del paziente.
Per quanto riguarda il trattamento muscolare possono essere utilizzate numerose tecniche come per esempio:
Pompage articolari e muscolare: attraverso questa tecnica di messa in tensione, è possibile creare una sorta di distrazione delle componenti molli a livello cervicale. Il tutto viene abbinato ad una respirazione lunga e profonda, la quale permette di allungare e dare un grande sollievo al paziente.
MANIPOLAZIONI VERTEBRALI: Solamente con una grande dose di preparazione anatomica e funzionale è possibile eseguire questo tipo di manovra. Infatti attraverso una messa in tensione molto attenta fatta di combinazioni di movimenti, è possibile eseguire una manovra ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA Thrust) che permette non solo la possibilità di cavitare molte articolazioni (il classico crack delle manipolazioni) ma anche di recuperare i corretti movimenti fisiologici delle vertebre.
MOBILIZZAZIONI SECONDO TECNICA MULLIGAN: essendo un terapista certificato secondo il concetto Mulligan, posso applicare con successo questa tecnica che ha numerose pubblicazioni scientifiche sull’efficacia provata. Si tratta di una tecnica che viene eseguita con il carico corporeo dove è possibile ristabilire i corretti movimenti articolari accompagnati dal movimento attivo da parte del paziente. Questo tipo di manovra non ha alcun tipo di effetto collaterale, è assolutamente indolore e viene molto ben tollerata da parte del paziente.
Fibrolisi Meccanica: con questo approccio terapeutico è possibile eseguire un preciso release della muscolatura andando a lavorare su ogni ventre muscolare e permettere un efficace rilascio dei vari muscoli in spasmo.
Rieducazione posturale Mezieres: l’approccio fantastico che Françoise Mezieres ha elaborato trova in questo tipo di patologia una delle massime applicazioni: attraverso una messa in tensione globale che viene eseguita “dalla testa ai piedi” letteralmente c’è la possibilità di riallungare tutta la catena muscolare posteriore e ricollocare non solo alla corretta posizione i vari muscoli ma anche le superfici articolari che riprenderanno a lavorare in maniera corretta e fisiologica.
Taping neuromuscolare: Oramai molto famosi e riconoscibili dai colori sgarcianti, questi cerotti, se applicati in un certo modo, hanno un’azione antalgica che viene ben tollerata da parte del paziente, permettendo quindi anche di continuare l’azione di scioglimento muscolare anche una volta che è finita la terapia fisioterapica.