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Algodistrofia anca

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Stai su questo sito per cercare delucidazioni riguardo ad una algodistrofia dell’anca? Beh, non solo troverai risposte ai tuoi quesiti, ma anche una testimonianza diretta… Perchè anche io ne sono stato vittima e ti spiego come, fortunatamente, essendo fisioterapista, ho gestito e risolto questa problematica all’anca.

L’algodistrofia dell’anca: segni e sintomi

Prima di parlare della mia esperienza, è bene inserire una panoramica generale in questa condizione di sofferenza che avviene a livello del tessuto osseo e che rappresenta una vera e propria patologia.

Sì perchè nonostante non siano chiari a livello scientifico i motivi per cui questa patologia avviene, chi ne soffre (come me appunto) sa perfettamente i problemi e quanta sofferenza c’è dietro.

Ma parliamo dei sintomi:

  • Dolore: ricordo il dolore penetrante nella zona dell’inguine e dell’anca quando applicavo il peso del corpo. Quando si parla di anca si parla di una struttura che deve sorreggere il peso del corpo durante la deambulazione, quindi la presenza di algodistrofia nell’anca è sempre abbinata ad un forte dolore.
    Questo dolore poi aumenta non solo con il carico, ma anche con i movimenti che vengono eseguiti: da una parte uno percepisce come sia importante recuperare il movimento (esser seguiti da un fisioterapista esperto è fondamentale) ma dall’altra parte il dolore arriva in testa per intensità.
  • Rigidità: quando si instaurò l’edema osseo e l’algodistrofia nella mia anca destra, inizialmente notai come una sensazione strana, ovviamente abbinata al dolore, di rigidità dei movimenti e come una strana sensazione di bisogno di “scrocchiare” l’articolazione. Questa rigidità poi si è trasferita anche ai tessuti molli (legamenti, capsula articolare) ed ha determinato, nel mio caso, che ci mettessi un anno a recuperare i movimenti.
  • Indebolimento muscolare: probabilmente il sistema nervoso, riscontrando un problema nella zona, cerca di limitare i danni evitando movimenti e inducendo un rapido depauperamento delle capacità muscolari della zona. Avviene infatti che sia il muscolo del quadricipite sia tutti quelli che ovviamente compongono l’anca diventano molto deboli ed è quindi anche questo un fattore da recuperare poi con la fisioterapia e la terapia mirata farmacologica.
  • Senso di gonfiore: A volte può capitare che nei pazienti che hanno una algodistrofia dell’anca avvenga quello che in ambito osteopatico viene chiamato come blocco venoso: c’è come una sorta di alterazioni nella corretta funzionalità del sistema relativo alla circolazione sanguigna, come una sorta di pseudo ostruzione venosa che però non c’è all’esame ecografica.
  • Scrosci articolari: non è raro riscontrare come in questa sindrome dolorosa compartimentale siano presenti degli scrosci durante i movimenti attivi. Questo avviene perchè avvengono anche delle alterazioni trofiche a carico non solo dell’osso ma anche a livello della capsula articolare che tende a retrarsi e ad inspessirsi.

Diagnosi

Per avere una corretta diagnosi di algodistrofia, soprattutto in un distretto localizzato come quello dell’anca, è bene eseguire una risonanza magnetica. Sì perchè con questo esame è possibile analizzare non solo la componente ossea (la quale presenterà le caratteristiche di un edema osseo ed una osteoporosi transitoria) ma anche il tessuto infiammatorio e di stasi vascolare e nervosa che è tipico nella distrofia simpatica (l’altro nome dell’algodistrofia).

Nella zona dell’anca infatti, è fondamentale, come è stato nel mio caso, la tempestività con cui si esegue una risonanza magnetica. Sì perchè se comincia a comparire subito il dolore, eseguire una risonanza che mostra un’edema osseo nella zona del collo e della testa del femore è fondamentale per inquadrare subito una terapia farmacologica adeguata ma anche, come nel mio caso è stato, togliere immediatamente il carico da quella gamba.
Quindi sì, bisogna iniziare subito a girare con le stampelle.

Questo perchè: ciò che l’algodistrofia presenta insieme all’edema osseo nell’anca è quella che può determinarsi come una necrosi asettica della testa femorale, cioè una condizione di lesione irreparabile dell’apporto vascolare della testa femorale. Questa riceve sangue esclusivamente dall’arteria circonflessa mediale e laterale e dall’arteria del legamento rotondo.

Perchè viene un algodistrofia

Ma parliamo un attimo delle motivazioni che possono portare ad una algodistrofia (che può esser chiamata anche come morbo di Sudek).

cause algodistrofia

In questa condizione infatti ci sono segni e sintomi di una vera e propria malattia, in quanto c’è un coinvolgimento del sistema nervoso periferico che ad un certo punto “impazzisce” determinando alterazioni nervose e che si ripercuotono sul sistema vascolare (disfunzioni vasomotorie) con rarefazione dei peli, alterazioni sudomotorie e ovviamente dolore intenso a tutto l’arto.

Ma perchè viene questa situazione che fortunatamente è reversibile?

Avviene molto spesso per dei traumi, ma badate bene, i traumi possono essere non solo fisici:

  1. Traumi chimici: magari un farmaco o un vaccino o una malattia
  2. Traumi meccanici: spesso legati ad una frattura o ad una contusione
  3. Traumi emotivi: se ci sono condizioni di forte stress o di preoccupazione, non è raro riscontrare condizioni di algodistrofia

Un esempio che fece il mio radiologo durante una risonanza magnetica di controllo relativa alla mia anca: A volte un’algodistrofia può giungere per esempio ad una struttura del piede dopo che si ha avuto una forte gastrite, oppure per una lesione alla spalla. Diciamo che è anarchica e fa quel che vuole.

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Come esami diagnostici per questo tipo di problema sono fondamentali quelli attraverso una risonanza magnetica per indagare lo stato dell’osso a livello dei tessuti molli ma anche può essere utile un’rx per capire se è presente una qualche forma di infiammazione del periostio (o anche per capire se c’è una rarefazione ossea ossia una osteoporosi)

Questo per dire che a volte noi pazienti cerchiamo un nesso per capire il motivo, ma a volte il sistema reagisce a degli insulti senza un vero e proprio nesso, determinando una sindrome dolorosa rognosa da far passare ma che, e io sono la dimostrazione, vi assicuro che passa. Al netto però di fare la corretta trafila sia di riabilitazione che di farmaci.

Cura e trattamento per l’algodistrofia dell’anca

Abbiamo detto come sia fondamentale il tempismo a livello radiologico per capire ciò che fa venire questa algodistrofia all’anca: prima si fa diagnosi e si inquadra la situazione migliore sarà la prognosi.

Per questo è importante, in prima istanza, esser seguiti da un ortopedico che dovrà, possibilmente, valutare la situazione anche in accordo e in dialogo costante con il radiologo. Nel mio caso ho avuto la fortuna di rivolgermi ad un radiologo fantastico e ad un ortopedico con cui lavoro che dialogavano e si sentivano riguardante il decorso e le migliori scelte terapeutiche per la mia situazione.

MA veniamo alla parte puramente di cura per l’algodistrofia (per l’anca ma non solo).

Terapia farmacologica

Il trattamento deve essere, senza ombra di dubbio, composto da una parte farmacologica di pertinenza del medico che dovrà valutare tramite l’esame clinico e gli esami radiologici il tipo di farmaco da usare e dalla parte riabilitativa.

Nel mio caso inizialmente fece le punture intramuscolo di Acido clodronico e poi, visto che l’edema osseo peggiorava, ho dovuto usare Acido Neridronico per infusione tramite struttura ospedaliera. Questi farmaci sono i farmaci di elezione per il trattamento dell’osteoporosi transitoria e fanno parte dei farmaci bifosfonati cioè quei farmaci che si usano sia nei tumori ossei sia nelle osteoporosi gravi per determinare un aumento della fissazione di calcio nelle ossa.

labirintite terapia
L’utilizzo dei farmaci può aiutare nella gestione della sintomatologia legata all’lgodistrofia e all’edema osseo

Accanto a questo però, trovo che sia fondamentale, integrare (ma sempre sotto controllo medico) per facilitare appunto l’assorbimento calcico nelle ossa, di magnesio (io usavo magnesio bisglicinato) e vitamina D e vitamina K. Queste sono le 3 chiavi che permettono al calcio di entrare nelle ossa.

Terapia fisica e fisioterapia

Anche la terapia fisica nella gestione dell’algodistrofia è fondamentale: infatti attraverso l’esposizione attraverso dei macchinari a dei campi magnetici complessi è possibile dare un segnale alle strutture ossee e capsulari di riassorbimento dell’edema, modulare la presenza di dolore e recuperare, attraverso la fisioterapia, anche quella difficoltà di movimento dell’arto.

Esistono in commercio tanti tipi di magnetoterapia, che spesso rappresentano la Vecchia generazione. Fortunatamente nel mio studio (che ho potuto utilizzare a pieno durante la mia malattia portandomela a casa) ho il CMF, che rappresenta l’avanguardia per questi tipi di problemi e di condizione cronica; in questo modo ho velocizzato di molto non solo la guarigione ma la gestione del dolore cronico.

Cura per edema osseo

Purtroppo in ambito fisioterapico non esistono altri macchinari che possono determinare una così potente efficacia nell’algodistrofia come il CMF, ed è per questo che lo utilizzo quotidianamente nel mio studio a Roma come terapia non solo dell’algodistrofia ma anche di tutte quelle condizioni che necessitano di un cambio a livello infiammatorio, edemigeno e di rigenerazione dei tessuti. Questa forma di magnetoterapia ha avuto effetti straordinari in termini di dolore e di miglioramento della salute dell’osso.

Accanto alla terapia fisica però è fondamentale recuperare il movimento che viene inevitabilmente perso attraverso una corretta chinesiterapia ed una terapia manuale mirata.

Infatti generalmente ciò che viene a crearsi è sicuramente un indebolimento di tutti i muscoli che devono esser recuperati attraverso esercizi mirati che nel mio studio creiamo ad hoc per la situazione del paziente; inoltre ciò che viene a crearsi è proprio una rigidità tipica dellalgodistrofia non solo nelle attività quotidiane ma anche anche che si vengono a creare delle alterazioni strutturali dell’anca e conseguentemente delle alterazioni motorie.

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Il Dottor Daniel Di Segni mentre esegue un trattamento con la tecnica Mulligan sull’anca di una paziente

Attraverso per esempio la terapia manuale secondo il concetto Mulligan è possibile recuperare non solo la mobilità che è stata persa ma ripristinare volta per volta il corretto allineamento articolare che, nella fase di “scongelamento” dopo un edema osseo e nell’algodistrofia, è andato perso.

Inoltre è fondamentale, con al terapia manuale, avere anche un’azione di vera e propria terapia antalgica, perchè in primis è importante il recupero dal dolore, che è quello che manda ai pazzi i pazienti.

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L’algodistrofia della testa del femore è proprio un esempio di quella condizione di sofferenza algodistrofica che va a minare le semplici attività quotidiane e che necessita di un percorso di riabilitazione e di un trattamento conservativo mirato.

Il mio calvario e la mia rinascita

Il mio è stato un vero e proprio calvario che è durato, tra una cosa e l’altra, quasi un anno.

Sì perchè durante il periodo pre-estivo ho avuto una serie di problemi lavorativi, familiari e di lutti che hanno creato probabilmente il terreno fertile affinchè il mio sistema impazzisse e si venisse a creare un algodistrofia dell’anca.

Ricordo i primi giorni che pensavo avessi una capsulite dell’anca come già dal risveglio la mattina i passi erano dolorosissimi e che inizialmente miglioravano con antinfiammatorio. Fortunatamente essendo del mestiere ho provveduto subito ad una risonanza magnetica; ricordo ancora il radiologo che mi chiamò da parte e mi disse “scusi dr. Di Segni, ma lei ha avuto un trauma? Quà c’è un edema dell’osso spongioso gigantesco come se avesse avuto un incidente stradale”.
Nessun incidente purtroppo, ma una grande tensione emotiva.

Ho un buon ortopedico, il quale vedendo la mia risonanza mi ha TASSATIVAMENTE imposto un assenza di carico per almeno 2 settimane per scongiurare quella che poteva crearsi cioè una necrosi della testa del femore. Feci anche una risonanza con contrasto per vedere se c’era ancora l’approvvigionamento sanguigno della testa del femore e fortunatamente c’era ancora. Iniziai subito il CMF a casa facendolo 2 volte al giorno per poi poter ricaricare lievemente dopo 3 settimane.

Ricordo il dolore lancinante ogni passo, la debolezza muscolare da avere difficoltà anche nel tirare su la gamba da disteso sul divano. Dopo un periodo quindi di immobilizzazione e di farmaci, piano piano ho potuto iniziare a porre un carico graduale e progressivo sulla gamba; comunque era veramente molto doloroso ogni passo e vi assicuro che ci sono stati momenti di grande scoramento.

Piano piano poi, tra trattamenti specifici a cui mi sono sottoposto (secondo la metodica strain counterstrain che applico anche io ai miei stessi pazienti) e tramite delle mobilizzazioni articolari, ho potuto recuperare il corretto movimento dell’anca. Devo dire che mi sono anche applicato in palestra per recuperare piano piano quel tono muscolare necessario (io che odiavo allenare le gambe ora sono il pane quotidiano).

Dico che è stata una vera e propria rinascita perchè dopo un algodistrofia all’anca come quella che ho avuto io, dopo aver rischiato di mettere una protesi d’anca per una necrosi della testa del femore, posso dire di esserne uscito con successo.

Per questo, vista la mia esperienza, cerco di passare il messaggio di come è importante trattare in maniera adeguata questa patologia ma che è veramente molto rognosa.

Riguardo Daniel Di Segni
Daniel Di Segni
Nel mio Studio “Cervicale e Vertigini” di Roma, investo moltissime risorse economiche e professionali per permettere al paziente di avere una fisioterapia di qualità ed individuare il miglior percorso riabilitativo per la singola esigenza e situazione del paziente riducendo quindi il numero delle sedute fisioterapiche.

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